Dopo la nuova sospensione della caccia nelle aree esterne del Pnalm in Lazio, al fine di proteggere l'orso marsicano, l'Arci Caccia in una nota esprime soliarietà ai cacciatori della Valle del Comino ed esprime il dubbio che, più che la protezione dell'orso, il fine del ricorso animalista sia in realtà quello di danneggiare l’attività venatoria. Le associazioni ricorrenti, fa notare la nota dell'Arci Caccia, infatti "non hanno speso una parola in ordine all’incidente che, pochi giorni orsono, in Abruzzo, ha causato la morte di tre orsi per annegamento in una vasca di raccolta dell’acqua".
"In particolare - si legge nella nota di Arci Caccia -, ci si domanda come, senza che si intraveda un malcelato pregiudizio nei confronti degli amanti dell’ars venandi, possa il Consiglio di Stato, con una decisione presa con celerità quasi unica nel panorama giuridico italiano, ribaltare una decisione del Tar Lazio il quale, dopo aver concesso la sospensiva richiesta dai ricorrenti, ha analizzato nel merito la questione ed ha infine deciso che non ricorrevano le condizioni accogliere la domanda cautelare". Arci Caccia critica la Regione per aver deliberato le due decisioni impugnate poco prima dell'apertura di stagione e non contestualmente all'approvazione del calendario. In questo modo in caso di ricorso per l'associazione si sarebbero evitati disagi ai cacciatori nelle zone interessate dai provvedimenti visto che hanno pagato le imposte annuali per esercitare la caccia.
"Per finire l’Arci caccia Lazio, nel ribadire la sua vicinanza ai colleghi cacciatori della Valle di Comino e auspicando che nella decisione di merito del prossimo 13 dicembre il C.d.S. sblocchi definitivamente la caccia in quelle zone, si adopererà affinché, per gli anni avvenire, non si ripetano tali sospensioni, intervenendo presso la Regione Lazio affinché approvi gli atti di propria competenza con largo anticipo" chiude la nota.