Data la chiusura della caccia di selezione a capriolo e daino, in conseguenza di una ordinanza del Tar (su ricorso Wwf), comunicata dalla Regione a fine agosto, Arci Caccia Umbria in una nota segnala che ad oggi ancora non si conosce la sentenza definitiva su questa vicenda.
“Una sospensione prolungata della caccia di selezione alle specie Capriolo e Daino in Umbria, oltre a poter creare danni all’agricoltura finirà per mortificare la figura del cacciatore di selezione, in cui riponiamo grandi speranze per poter rilanciare una immagine corretta, reale e non manipolata dell’attività venatoria, sostenuta dalla consapevolezza che i cacciatori sono una parte della società utile alla campagna e ai suo abitanti, all’ambiente, al territorio e alla fauna”, scrive Arci Caccia.
L'associazione propone la predisposizione di protocolli tecnici con l’Ispra a livello regionale. “In questo modo ci doteremmo di strumenti di azione univoci su tutto il territorio, aventi un obbiettivo preciso. A questo scopo proponiamo la realizzazione di un “Progetto per la realizzazione di una banca dati sulla distribuzione, consistenza e gestione degli ungulati in tutta l’Italia”. Quindi dovranno essere analizzate la distribuzione e la struttura della popolazione indagata, le sue esigenze ecologiche e l’entità del prelievo nel contesto ambientale in cui si andrà ad operare, nonché il tasso di mortalità in funzione degli obbiettivi gestionali prefissati; questo permetterà di fissare dei valori di soglia limite, rispetto ai quali non sarà opportuno praticare il prelievo.
Arci Caccia Umbria intende, non solo mettere a disposizione di tutti, cacciatori e non, le idee e le esperienze maturate, ma soprattutto ascoltare la voce dei tecnici per raggiungere gli obbiettivi esposti, cosicché, in estrema sintesi, si possa intraprendere la strada per una nuova gestione. Un’iniziativa locale ma che potrebbe risultare vincente anche a livello Nazionale per cercare di dare un migliore futuro all’attività venatoria.