"In merito alla legge Obiettivo abbiamo appreso indirettamente che l’ Assessorato ha prodotto e approvato recentemente il III° Report sullo stato di attuazione della Legge 10/2016". Lo scrive la Cct, evidenziando che pur trattandosi di un atto tecnico importante "non è stato, come sempre, né visionato, né tantomeno discusso e concertato con nessun soggetto portatore di interesse".
"Sulla base di questo report, che sembra promuovere a pieni voti la legge, si ritiene da parte della Regione, di poter prorogare la stessa in assenza di valutazioni esterne che potrebbero rivelarsi costruttive. A nostro parere, pur riservandoci una attenta valutazione dei dati inseriti nel report, la Legge Obiettivo, nata come una norma speciale e che come tale, se avesse ottenuto i risultati richiesti e auspicati, non avrebbe dovuto richiedere proroghe, ha presentato luci ed ombre; sarà proprio sulle ombre che occorrerà lavorare, apportando le modifiche, che la Confederazione Cacciatori Toscani richiede da tempo".
Alla luce di queste inevitabili premesse la Confederazione ha tuttavia presentato un documento contenente alcune osservazioni di fondo necessari per i passaggi successivi che riportiamo in sintesi:
Preso atto che è stato assunto l’impegno a procedere celermente all’approvazione del nuovo Piano Faunistico Venatorio Regionale, occorrerà programmare una accurata e attenta valutazione dei confini di taluni Istituti Faunistici presenti sul territorio ZRC, ZRV etc., valutando eventuali trasformazioni e/o riperimetrazioni al fine di evitare la concentrazione di talune popolazioni di ungulati in aree sensibili.
Istituzione di un buffer di 300 metri tra area Vocata e area non vocata al cinghiale dove i distretti e le squadre debbano poter operare ed essere responsabilizzate sulle azioni di prevenzione e controllo. Ciò si rende necessario anche per evitare in alcune zone, conflitti tra caccia di selezione al cinghiale e distretti organizzati in squadre per la braccata.
Specificare che il parametro minimo per effettuare le battute può essere raggiunto anche con la presenza di cacciatori ospiti.
Corretta determinazione delle nuove Aree vocate non solo per la specie per il cinghiale ma anche per i cervidi e bovidi.
Delegare agli ATC i NUI( Numero Unico identificativo) attraverso autorizzazioni comprensoriali con valenza annuale. Sarà l’ATC, in collaborazione con le Polizie Provinciali, nel rispetto degli strumenti e tecniche previste nei piani di controllo, a stabilire tempi, modalità e tipologia di intervento.
Attivazione rapida del Comitato tecnico scientifico previsto dal protocollo d’intesa, in fase di sottoscrizione, per rafforzare in chiave autonoma l’azione legislativa ed autorizzativa della Regione e nel caso supportare la stessa per superare le contraddizioni dei pareri ISPRA, che anche se obbligatori, si trasformano sempre in “vincolanti”.
Garantire anche attraverso specifici piani di controllo e tramite personale abilitato dalla Regione, una corretta gestione delle Aree protette, Istituti a Protezione (Oasi, Demanio, Forestale, Riserve Naturali) e degli Istituti Faunistici Pubblici e Privati.
Costituzione di un fondo Regionale, come stabilito dalla Legge Nazionale 157/92 per la liquidazione dei danni provocati da fauna selvatica. Ad oggi le sole risorse economiche messe in campo, sono quelle provenienti dalle quote di iscrizione pagate dai cacciatori agli ATC. Tale situazione, vista la costante diminuzione del gettito economico, dovuta anche alla erosione numerica dei praticanti l’attività venatoria, rischia di non consentire la sopravvivenza degli ATC e l’equilibrio dei loro bilanci. Il fondo in oggetto, dovrebbe essere alimentato da una quota garantita dagli ATC, una seconda proveniente da risorse pubbliche (la fauna è bene indisponibile dello Stato) ed eventualmente da altre coperture di tipo assicurativo.
Urgente approvazione del documento contenente le linee guida unificate per tutti gli ATC Toscani relative alle metodologie di stima, di rilevamento e risarcimento dei danni.
Riconsiderare sul piano operativo ed economico il tema del trattamento e della valorizzazione delle carni e dei relativi processi di filiera. Aver previsto la costituzione dei centri di sosta e di lavorazione delle carni provenienti dalla selvaggina, scaricando il peso economico, i costi e la gestione di tale aspetto sull’ATC, non ha portato a risultati apprezzabili e soprattutto ha mantenuto una situazione che di fatto non valorizza questo importante prodotto. Manca una strategia che punti ad aprire i necessari circuiti della distribuzione e soprattutto la ricerca coordinata di strutture pubbliche e private, che potrebbero contribuire ad un progetto organico con uno specifico “brand” unificato che valorizzi la provenienza delle carni di animali selvatici del territorio Toscano.
Si propone di togliere i riferimenti alla CUC (Centrale Unica di Committenza) a carico degli ATC. L’ esperienza ed i fatti hanno dimostrato come gli stessi potranno rivolgersi alle CUC esistenti presso la pubblica amministrazione evitando ulteriori aggravi di costi.
Su questi ed altri aspetti il confronto rimane aperto, tenuto conto che soprattutto per quanto riguarda le determinazioni future sulla Legge Obiettivo, le decisioni spetteranno al Consiglio Regionale.