“Se non saranno prese in considerazione serie misure di riduzione della popolazione, nei prossimi anni il numero di cinghiali in Italia ed in Europa è destinato a crescere in maniera esponenziale”. Lo dice in una nota Confagricoltura riportando quanto emerge da un recente studio del gruppo del Enetwild Consortium, che gestisce per conto di EFSA un progetto per fornire dati comparabili a livello europeo al fine di analizzare il rischio di trasmissione di malattie dalla fauna selvatica al bestiame ed agli esseri umani; dati che sono essenziali anche per la gestione delle popolazioni di selvatici. Il documento prende in esame i risultati scaturiti da quattro modelli di rilevazione dei dati utilizzati da alcuni Stati Membri, che hanno predetto correttamente gli scenari di diffusione della popolazione dei suini bradi.
Confagricoltura evidenzia che ad oggi l’Italia si sta muovendo in ordine sparso e senza una puntuale politica di prevenzione, come avviene negli altri Paesi della UE. Si pensi ad esempio alla Francia, che ha istituito zone di depopolamento di ben 140 chilometri quadrati. Una misura presa per arginare i recenti casi di peste suina in Belgio, ma che fanno parte di un piano generale di prevenzione che andrebbe approvato urgentemente anche in Italia.
L’Organizzazione degli imprenditori agricoli sottolinea che i danni procurati dalla fauna selvatica sono gravi anche in termini di vite umane. Secondo quanto riporta l’Osservatorio Asaps, l'Associazione degli Amici della Polizia Stradale, nell’anno 2017 si sono registrati 155 incidenti significativi con il coinvolgimento di animali, nei quali 14 persone sono morte e 205 sono rimaste seriamente ferite. In 138 casi l’incidente è avvenuto con un animale selvatico e in 18 con un animale domestico. Gli incidenti sono avvenuti soprattutto di giorno (123), e sulla rete stradale ordinaria (145). Le regioni più a rischio sono Emilia Romagna, Abruzzo, Lombardia, Toscana e Lazio.
Per questo Confagricoltura chiede urgentemente che siano attuate misure in linea con le disposizioni degli studi scientifici di EFSA dello scorso giugno e di novembre e propone che vengano apportate le modifiche, più volte sollecitate, alla norma 157, attualmente in vigore in materia di caccia.