Ormai è guerra aperta e siccome si dice che in guerra ogni cosa è permessa, abbiamo letto delle cose davvero incredibili in queste ultimissime ore. Ci permettiamo – con assoluta e umile deferenza – di contraddire quanto affermato dalla senatrice M5S, capogruppo in commissione ambiente, Patty L’Abbate, la quale sposa in pieno le tesi allarmistiche di alcune associazioni ambientaliste (ma sarebbe più giusto definirle animaliste) le quali temono che se «... il difficilissimo lavoro di elaborazione dei dati sui key concepts sui periodi di migrazione prenuziale di alcune specie di uccelli cacciabili, realizzato da Ispra e trasmesso per competenza dal Ministero dell’ambiente all’UE, venisse inquinato da dati trasmessi dal Dipartimento delle Politiche Europee alla Commissione europea ci troveremmo di fronte ad un enorme impropria forzatura da parte degli uffici del ministero delle politiche comunitarie».
Ci dispiace ma le cose non stanno esattamente così! Non è assolutamente vero, infatti , che la legge 157/92 attribuisca esclusivamente al Ministero dell’Ambiente la titolarità sulle politiche di gestione faunistica e sui rapporti con la Commissione Europea.
Al contrario – e basterebbe andarsi a leggere i commi 6 e 7 dell’art. 1 della legge 157/92 per avere le idee più chiare – il Ministero dell’Ambiente non ha alcuna e sclusiva su una tale materia.
Art. 1/6. Le regioni e le province autonome trasmettono annualmente al Ministro dell'agricoltura e delle foreste e al Ministro dell'ambiente una relazione sulle misure adottate ai sensi del comma 5 e sui loro effetti rilevabili.
Art. 1/7. Ai sensi dell'articolo 2 della legge 9 marzo 1989, n. 86, il Ministro per il coordinamento delle politiche comunitarie, di concerto con il Ministro dell'agricoltura e delle foreste e con il Ministro dell'ambiente, verifica, con la collaborazione delle regioni e delle province autonome e sentiti il Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale di cui all'articolo 8 e l'Istituto nazionale perla fauna selvatica, lo stato di conformità della presente legge e delle leggi regionali e provinciali in materia agli atti emanati dalle istituzioni delle Comunità europee volti alla conservazione della fauna selvatica.
Ma non basta. Bisognerebbe ricordare a tutti questi illustrissimi e preparatissimi ambientalisti e a questi autorevolissimi esponenti politici, che se si vuole parlare di golpe istituzionale, allora bisognerebbe tornare al glorioso (o vergognoso , secondo i punti di vista) primo decennio di questo secolo, quando vennero davvero attuati alcuni golpe istituzionali come quello che stravolse l’INFS (Istituto Nazionale della Fauna Selvatica) accorpandolo con APAT e ICRAM e sottoponendolo al controllo non più della Presidenza del Consiglio dei Ministri ma a quello del Ministero dell’Ambiente; o come quello che esautorò di fatto il Ministero dell’Agricoltura in materia di politica e gestione venatoria.
Oggi, per fortuna, sembra che l’on. Gian Marco Centinaio, ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e del turismo, abbia finalmente alzato la voce, facendo valere i suoi diritti e tutte quelle competenze che erano state scippare al suo dicastero da un potentissimo e anche chiacchieratissimo Ministro “Verde” che ora si sta ricostruendo una verginità politica sotto il colore giallo.
Purtroppo, questo è l’ultimo capitolo di una tragica pantomima di potere che dimostra di infischiarsene altamente dei reali e tragici problemi ambientali del nostro Paese, e del vero ambientalismo europeo.
L’obiettivo di questi signori non è quello di salvaguardare la natura, l’ambiente e la biodiversità, ma solo quello di abolire la caccia. Un’operazione chiaramente ideologica che rappresenta una vera e propria bestemmia ambientale e che confligge in maniera stridente con ogni visione tecnico- scientifica dell’intera problematica.
Il Presidente
Paolo Sparvoli