Foto di Giordano Tognarelli: Stagni di Pantanelle (PO)
Il 2 febbraio ricorre l’anniversario della Convenzione di Ramsar sulla protezione delle zone umide. Il mondo venatorio contribuisce alla conservazione e al ripristino di questo prezioso habitat.
La Convenzione di Ramsar, siglata da 168 Paesi ad oggi, comprende 2.209 aree umide nel mondo sottoposte a misure di protezione che ne impediscono la trasformazione e il degrado.
In Italia, Paese firmatario sin dal 1971, esistono 53 aree designate ed è in corso la procedura per arrivare a 65 siti. La giornata delle zone umide non si ferma ovviamente a quelle oggetto della convenzione, ma intende celebrare il ruolo fondamentale di questi habitat per la conservazione della fauna e della flora, nonché per contrastare il cambiamento climatico.
Numerosi Paesi hanno messo a punto sistemi di ripristino e conservazione delle aree umide a torbiera e delle zone costiere, proprio per l’effetto positivo che questi ambienti hanno contro l’innalzamento delle temperature.
Il ruolo dei cacciatori nella conservazione e nel ripristino delle aree umide è riconosciuto a livello mondiale ed europeo, ma non in modo soddisfacente in Italia.
Eppure, nel nostro Paese i cacciatori contribuiscono al mantenimento di decine di migliaia di ettari di paludi, stagni, cave, marcite, aree lagunari, che offrono habitat idoneo alla sosta, alimentazione e nidificazione di centinaia di specie di avifauna acquatica, contribuendo all’incremento della biodiversità in territori spesso minacciati da modifiche ambientali e antropizzazione.
Ad esempio il complesso Laguna di Venezia-Delta del Po, con le 47 Aziende Faunistico Venatorie vallive, rappresenta una dimostrazione di come l’interesse venatorio abbia permesso di conservare habitat preziosi, preservandoli da trasformazioni ambientali distruttive. Da notare che il complesso della Laguna di Venezia e del Delta del Po ospita ogni mese di gennaio alcune centinaia di migliaia di uccelli acquatici sia cacciabili, sia protetti, tra i quali la gran parte sosta nelle Aziende Faunistico Venatorie.
Una recente ricerca (tesi di laurea all’Università di Padova) ha dimostrato che nella sola Regione Veneto il mondo dei cacciatori gestisce 21.403 ettari di zone umide fra valli e laghetti interni.
In altre parti d’Italia il ruolo dei cacciatori è evidente nella creazione di stagni e piccoli laghi per la caccia, di cui moltissimi sono permanenti e offrono risorse alimentari e aree di sosta durante tutto l’anno e in particolare da gennaio a settembre, periodo in cui la caccia è chiusa. Noti esempi sono i laghi toscani sparsi in tutte le province, le “pantiere” nelle Marche, gli “sguass” veneti e lombardi, e in generale gli appostamenti fissi di caccia presenti in molte regioni italiane.
Ancora, di grande impatto ambientale la ricostituzione di più di 3000 ettari di aree umide realizzati in Emilia Romagna con le misure agroambientali europee, dove sono presenti Aziende Faunistico Venatorie o appostamenti fissi di caccia.
Il ruolo dei cacciatori si è dimostrato anche in campo educativo, con visite delle scolaresche presso gli appostamenti fissi in zone umide, in alcune regioni italiane.
Il mondo venatorio offre un contributo importante alla conservazione di queste aree, ma il suo impegno è poco avvertito dall’opinione pubblica, alla quale indubbiamente i cacciatori, e gli organi di informazione, devono sforzarsi ulteriormente di farlo conoscere.
Al link https://youtu.be/jGvQ72GLrEQ è possibile vedere gli effetti positivi della creazione ex novo e conservazione di una zona umida nella costa calabrese, realizzata interamente dai cacciatori con propri fondi. Un gruppo di marzaiole in migrazione si sofferma nell’area, dove prima erano presenti colture agricole e ora un biotopo umido di interessante valore, con avvistamenti anche di specie particolari quali tarabuso e mignattaio.
Federazione Italiana della Caccia