“Purtroppo il Governo è succube di certe associazioni animaliste che poco hanno a che spartire con la tutela dell’ambiente, della sicurezza e della salute, come dimostrato in materia di controllo del cinghiale”. E' il commento di Federcaccia Lombardia dopo l’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale, da parte dell’esecutivo, delle norme della Regione Lombardia.
“Il Governo - sottolinea Lorenzo Bertacchi, vicepresidente Fidc Lombardia - ha impugnato 3 commi della Legge di Regione Lombardia n. 17/2018 tra i molti che hanno apportato semplificazioni in materia di caccia. Sono modifiche che non paiono in contrasto con la legge nazionale, di cui sono solo una logica precisazione. Sorprende l’impugnazione della precisazione che i capi abbattuti dai cacciatori debbano essere segnati quando raccolti, ovvero quando il cacciatore accerti di aver colpito e abbattuto la preda. La legge nazionale parla di abbattimento, non di semplice sparo. La precisazione sulla misurazione delle distanze si è resa necessaria per tener conto delle distanze lineari in montagna: ad oggi se tra due appostamenti c’era una cresta montuosa veniva misurata la distanza come se ci fosse un’immaginaria galleria ad unire gli appostamenti – conclude -. Quanto all’aumento a 200 metri della distanza per il recupero degli animali feriti da tutti gli appostamenti fissi con l’uso del fucile, si è trattato di una modifica che ci ha sorpresi, non gradita da molti cacciatori e che può provocare confusione tra opzioni di caccia; tuttavia è anche una questione di buona etica garantire il recupero degli animali feriti”.