In Francia, come promesso da Macron, era stata permessa la caccia alle oche dal primo febbraio. Il decreto di autorizzazione che ha fissato in 4000 capi di oche selvatiche la quota massima prelevabile, secondo il principio di piccola quantità previsto dall'articolo 9 della Direttiva Uccelli, e la caccia senza limite di capi per le oche lombardelle e granaiole (conclusa il 10 febbraio), è stato però fermato dal Consiglio di Stato francese in queste ore.
Dopo la prima sperimentazione in Danimarca, si trattava del primo esempio pratico in Ue di “Gestione adattativa del prelievo”. Il che significa che i cacciatori erano stati responsabilizzati nella raccolta di campioni e dati che avrebbero dovuto generare informazioni utili ad adattare i prelievi in futuro, in relazione alla consistenza delle specie, eventualmente confermando la data di chiusura oltre il 31 gennaio.
A sostenerne l'utilità era stato il Ministro Emmanuelle Wargon, continuando l'opera del ministro Sebastian Lecornu, con il sostegno del Premier Macron. La decisione del Consiglio di Stato rimane incomprensibile per la Federation Nationale des Chasseaur, secondo cui lo stesso ha rifiutato di riconoscere i meriti della gestione delle oche.
“Eppure per la prima volta – scrivono dalla Fnc – il governo aveva proposto un approccio innovativo basato sulla moderna gestione adattativa, stabilendo la flessibilità della gestione delle specie sulla base dello stato di conservazione”. Una decisione ancora più strana se si pensa che per la prima volta il Governo francese aveva ottenuto il sostegno ufficiale del Commissario Ue per l'ambiente, il quale ha confermato che le oche possono essere prelevate a febbraio in un quadro derogatorio vista l'evoluzione molto favorevole delle specie”. Va sottolineato poi che le oche selvatiche nel giro di pochi anni sono passate da 120 mila unità ad oltre un milione, provocando molti danni anche in Olanda e nei Paesi scandinavi.