Ogni tanto dare uno sguardo sul compito del vicino di banco, per capire dove stiamo sbagliando non fa male, anzi. Tocca guardare ancora ai cugini francesi per misurare quanto in Italia la caccia sia male o poco considerata dalla politica, da decenni a questa parte. In Francia la caccia è considerata parte integrante delle azioni di gestione per la tutela ambientale. Ed è proprio in virtù di questa duplice funzione riconosciuta dallo Stato, che la Francia si appresta a varare una riforma della caccia che per alcuni aspetti innovativi qui da noi sembra fantascienza. Vi si è esposto in prima persona il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, il quale nella caccia vede un elemento fondamentale per le prossime sfide ambientali. Non a caso la riforma fa parte del piano di tutela della biodiversità.
La caccia viene incentivata. Per i cacciatori si prevede infatti la diminuzione del permesso di caccia nazionale annuale. La licenza passa da 400 a 200 euro, al fine di promuovere l'attività tra le giovani generazioni e dunque attrarre sempre più cacciatori. Il tutto a fronte di una semplificazione normativa per gestire al meglio le licenze e garantire più mobilita' ai cacciatori su tutto il territorio nazionale.
Viene introdotto un eco contributo pari a 5 euro per cacciatore che le federazioni dei cacciatori devono versare ogni anno per azioni concrete a tutela della biodiversità (manutenzione habitat e ripristino ambientale). Ma per i cacciatori arriva anche la concretizzazione della gestione adattativa della caccia per alcune specie già a partire dalla stagione 2019 – 2020. La Competenza scientifica si baserà dunque sulle conoscenze disponibili, compresi i dati di esempio forniti dai cacciatori e dalle loro federazioni. La legge prevede poi che i cacciatori siano chiamati direttamente a decidere, attraverso un comitato composto anche da guardie forestali, agricoltori e funzionari locali, sulle modalità operative per contrastare i danni della fauna selvatica.
Dalla prossima stagione venatoria, i cacciatori avranno l'obbligo di inviare, tramite le loro federazioni, i dati e i campioni di alcune specie oggetto della gestione adattativa. Le federazioni dipartimentali dei cacciatori diventeranno anche responsabili di alcuni importanti aspetti della gestione attualmente svolta dallo Stato (ad esempio monitoraggio e redazione dei piani di prelievo). Lo Stato continuerà a fissare obiettivi per garantire il controllo dell'operato delle federazioni e può intervenire in caso di fallimento.
Il vecchio ufficio nazionale della caccia e della fauna selvatica (ONCFS) diviene un tutt'uno con l'agenzia francese per la biodiversità. Il che comporterà un incremento della vigilanza, dato che le stesse forze impegnate sulla tutela ambientale vigileranno anche sulla caccia, ma anche una maggiore competenza affidata ai deposatari della ricca e consolidata cultura venatoria d'oltralpe.