Scendiamo nel dettaglio rispetto alla nuova linea decisa dalla Regione Toscana in merito alla gestione della fauna selvatica e alle problematiche che essa comporta alla comunità. Una di queste e senza dubbio la più urgente non solo per la Toscana, è quella legata al numero dei cinghiali sul territorio e ai danni che essi causano alle coltivazioni, alle cose e alle persone.
Come abbiamo ricordato recentemente due dei punti guida della riforma della caccia in Toscana riguardano direttamente la specie cinghiale: la riduzione drastica della pratica del foraggiamento e lo studio di nuovi metodi e procedure per incrementare gli abbattimenti.
Il primo obiettivo sotto l'aspetto legislativo è già una realtà, grazie all'approvazione in questi giorni di una legge regionale. Rispetto al secondo vediamo cosa è in cantiere. Come già ricordato, il rapporto della Regione ci dice che questa specie conosce una crescita esponenziale in particolare dal 2006, e che negli anni la popolazione ha ampliato in modo considerevole il proprio areale. Aspetto quest'ultimo che ha provocato notevoli conseguenze sotto il profilo ecologico, faunistico, economico e sanitario.
La Regione ha individuato nella rigida suddivisione del territorio in istituti di gestione faunistica con differenti finalità, una delle cause principali delle difficoltà nella gestione degli abbattimenti, perciò ha ipotizzato una strategia basata sull'opportuna armonizzazione e il coordinamento degli interventi sul territorio a caccia programmata che comprenda le Aziende faunistico–venatorie, Agrituristico-venatorie ma anche le aree protette e quelle contigue.
Altro punto importante è quello di organizzare una più stretta collaborazione del mondo venatorio con quello agricolo nella prevenzione dei danni, attraverso operazioni pianificate di controllo numerico della specie, sotto la supervisione della Regione che controllerà i risultati raggiunti in relazione al numero degli operatori coinvolti e il danno per il quale è stato intrapreso l'intervento. All'interno delle aree non vocate alla caccia si pensa ad interventi in forma singola, autorizzati solo ai soggetti direttamente interessati nelle opere di prevenzione.
La Regione infine ribadisce l'importanza di prolungare la stagione venatoria per il cinghiale, come per altro avviene già in tutti gli altri paesi europei. Considerando che il metodo della caccia in braccata arreca disturbo alle altre specie, si pensa ad un compromesso per trovare sistemi di prelievo adeguati attraverso l'uso di particolari tecniche, come l'uso della carabina con ottica. Altra ipotesi avanzata è quella della rimodulazione del divieto di caccia in presenza di terreno innevato, in casi da valutare.