La conferenza della Face tenuta il 5 marzo al Parlamento Europeo a Bruxelles ha fatto il punto della situazione sulla conservazione di otto specie di limicoli oggetto del Piano d’Azione Internazionale Multispecie (pavoncella, beccaccino, combattente, chiurlo maggiore, piovanello pancianera, beccaccia di mare, pettegola e pittima reale), tutti legati alle praterie umide nel periodo riproduttivo.
Lo si apprende da un comunicato della Federcaccia, presente all'evento con il Dott. Michele Sorrenti, responsabile tecnico dell’Ufficio Avifauna Migratoria FIdC e Chairman del Gruppo di Lavoro FACE sulle direttive Natura. In questa occasione Sorrenti rappresentava le associazioni venatorie italiane aderenti a Face.
"Il Piano - si legge nel comunicato - è focalizzato sul momento della nidificazione, poiché è riconosciuto che il declino è dovuto a una riduzione nella produzione di giovani, cioè a una perdita di uova e di pulcini. I fattori causali del declino sono principalmente due: le pratiche agricole con la conseguente perdita di habitat e i predatori. Su quest’ultimo fattore sono state esposte nell’incontro delle interessanti relazioni, che hanno presentato dati sperimentali sull’entità delle perdite dovute a predazione e i positivi effetti del controllo effettuato".
"Tra gli interventi, quello di Iben Hove Sorensen, dell’associazione dei cacciatori danesi, ha dimostrato che in un’area della Danimarca l’80% dei nidi di pavoncella è perduto per predazione a causa della volpe, del visone americano e del cane procione, queste ultime due specie classificate aliene invasive.
La relatrice ha esposto inoltre che in diverse aree si è ottenuto un accordo fra proprietari del fondo, ornitologi, cacciatori e autorità, che consentono un efficace controllo dei predatori.
Il punto di vista della Commissione, rappresentata da Joseph Van der Stegen, è che l’obiettivo del Piano è riportare le specie di limicoli a uno stato favorevole e per ottenere il risultato la direttiva “Uccelli” prevede lo strumento della deroga secondo lettera c “per la tutela della fauna e della flora”. È quindi possibile agire in completa legalità per controllare le specie di uccelli che predano i limicoli nel periodo riproduttivo, anche se non sono cacciabili, oppure al di fuori del periodo di caccia consentita se sono ammesse al prelievo.
Un’altra interessante presentazione è stata quella del proprietario terriero e allevatore di bestiame Bertwin Elshof, che ha esposto la propria esperienza sui suoi terreni, coadiuvato da un gruppo di studio di ornitologi. I dati sono sorprendenti: l’uso di fototrappole ha dimostrato predazioni intense da parte sia di volpi e corvidi, ma anche di tassi e martore, queste ultime due specie in forte aumento sul territorio e protette dalla legge olandese.
Dal 2007 al 2018 il controllo di volpi e corvidi ha fatto triplicare il numero di nidi di pavoncella, beccaccia di mare e pettegola, raddoppiare quelli di pittima reale, e aumentare in modo sensibile quelli di germano reale e pispola.
Uno studio biennale di ornitologi professionisti olandesi ha dimostrato che in tre zone campione di praterie umide olandesi è stato predato il 70% dei nidi. Nel corso del dibattito alcuni deputati europei hanno posto alla Commissione l’esigenza forte dei territori di avere maggior libertà per intervenire, mentre oggi la lotta ai predatori è limitata dall’impostazione protezionistica delle direttive Uccelli e Habitat".
"In Italia - spiega la Fidc - esiste una popolazione importante di pavoncelle nidificanti nelle regioni settentrionali di circa 5000-6000 coppie. Anche su questa l’azione dei predatori opportunisti (cornacchie, gazze, volpi, ma anche gabbiani reali) è importante, ma mentre la limitazione della caccia è sempre presa in considerazione, al contrario per il controllo dei predatori vi sono spesso difficoltà e burocrazia eccessiva.
Dalla Federcacia ci si augura "che il Piano d’Azione Europeo e le conclusioni della conferenza di Bruxelles possano avere conseguenze anche in Italia a tutela della popolazione nidificante di una specie per la quale proprio il successo riproduttivo ridotto è considerato la causa primaria del declino" chiude la nota.