“Non basta avere delle produzioni di nicchia biologiche, quando su gran parte del territorio le tecniche agricole rimangono scarsamente sostenibili perché caratterizzate da monocoltura, uso indiscriminato di antiparassitari e da lavorazioni sempre più rapide e frequenti che lasciano il terreno scoperto per lunghi periodi”. E' l'invito lanciato dalla Confederazione Cacciatori Toscani, che chiede al mondo venatorio di abbandonare la strada della conflittualità e ripensare una strategia per la tutela della biodiversità.
A tal proposito segnala alcuni progetti applicati all'estero "che andrebbero ripresi e realizzati anche nel nostro paese, attraverso una lucida strategia condivisa con Regioni, ATC, Associazioni venatorie ed agricole".
Come ad esempio l’Allerton Project; un progetto realizzato in Inghilterra con lo scopo di recuperare la piccola selvaggina che però ha avuto ricadute significative su tutta la biodiversità (dalle farfalle all’avifauna). "In Spagna - continua la CCT - il Ministero dell'Agricoltura ha istituito "Agro-habitat" , un gruppo operativo su agricoltura sostenibile e biodiversità. A condurre questo gruppo è stata chiamata la Fondazione Artemisan, organizzazione scientifica che è espressione delle associazioni venatorie spagnole".
Gli esempi continuano con la Francia. "Proprio dalle associazioni venatorie - si segnala dalla CCT - partono ogni anno iniziative per rendere l’agricoltura più sostenibile. I cacciatori partecipano con il loro volontariato a progetti di piantumazione delle siepi volte a combattere l’erosione e creare migliori condizioni per la fauna selvatica. Ci sono anche progetti di collaborazione con il mondo della viticoltura per rendere questa attività, più sostenibile anche dal punto di vista faunistico".
Esempi positivi ne abbiamo anche in Italia. "Per questo - chiude CCT - sarebbe opportuno fare un ricognizione a livello nazionale di tutte queste positive esperienze che sono sparse sul nostro territorio, sia che si tratti di istituti pubblici come le Zone di Ripopolamento e Cattura, sia che si tratti di istituti privati come le Aziende Faunistico Venatorie, in modo da dimostrare che il rapporto fra agricoltura e biodiversità non è definitivamente compromesso, ma che invece può ricostituirsi proprio a partire dalla buona gestione faunistico venatoria.
CCT ricorda la mozione approvata alla Camera che impegna il governo limitare l’utilizzo di pesticidi in agricoltura e a rivedere il Piano Nazionale sui prodotti fitosanitari imponendo un più attento e puntuale monitoraggio anche a tutela delle acque.