I cinghialai perugini hanno presentato ricorso al Tar contro il Piano di gestione dei cinghiali dell'Atc Pg1 per protestare contro l'aumento delle quote per le squadre, deciso dall'Atc per contribuire al risarcimento dei danni derivanti dal mancato contenimento della scorsa stagione venatoria.
Vengono contestate irregolarità formali e delineati profili di inadeguatezza. In particolare i cinghialai denunciano l'assenza di attività di prevenzione per il mantenimento numerico della specie cinghiale a livelli di densità tollerabile in relazione alle esigenze di tutela delle colture agricole. Attività di prevenzione che l’Atc Pg1 non avrebbe autorizzato, nonostante le numerose richieste da parte delle squadre di consentire interventi di proroga della caccia nei mesi di febbraio e marzo 2017 e interventi di prelievo venatorio in aree non vocate. e soprattutto contenere e prevenire i danni alle produzioni agricole per il 2018, registrate in costante e preoccupante crescita.
La denuncia dei cacciatori e delle rispettive squadre - si legge sul sito umbro Tutt'oggiInfo - riguarda l’assenza di confronto con le associazioni venatorie e con i cacciatori stessi, la verifica dell’inidoneità dei piani di abbattimento finora adottati dall’Atc Pg 1 oltre che il grave disavanzo di gestione registrato per l’anno 2017 pari ad euro 243.063,00 influenzato dal grave aumento dei costi dovuti per il risarcimento dei danni alle produzioni agricole. A fronte della dichiarata difficoltà di contenere la densità della popolazione dell’ungulato, l'Atc ha escluso tra le aree vocate per il prelievo numerosi settori nei vari distretti mentre si continuerebbe a registrare un sensibile aumento dei danni.
Quello che in sostanza è stato portato al vaglio dell’autorità giudiziaria è la verifica del Piano di gestione. Le squadre ricorrenti temono, infatti, che il Piano sia stato adottato dall’Atc Pg1 per la stagione venatoria 2018-2019 solo per legittimare la richiesta ai cacciatori ed alle squadre di pagare la quota dei danni registrati alle coltivazioni agricole nella trascorsa stagione venatoria non coperta dal fondo regionale, assegnando obiettivi di abbattimento più che doppi rispetto agli anni precedenti.
Ad affiancare i cacciatori c'è la Libera Caccia Umbria. “Per noi si tratta di un atto dovuto – spiega lo stesso Loretoni – dato che gli aumenti delle quote per i cacciatori sono stati deliberati dall’Atc, ma con il voto contrario della Libera Caccia”.