La Provincia di Alessandria ha deciso per l'eradicazione della minilepre entro il 2023 a fronte dei danni causati alle coltivazioni. Il piano approvato in questi giorni prevede che gli abbattimenti avvengano in zone di ripopolamento, in aziende faunistico-venatorie e con prescrizioni dell’Ispra (Istituto Superiore protezione e ricerca ambientale).
Contro queste disposizioni si schierano gli animalisti, pronti a depositare un ricorso al Tar, così come già fatto per i cinghiali. "L’uomo prima fa i disastri e poi cerca di rimediarvi con metodi troppo invasivi", scrive Roberto Piana, vicepresidente nazionale della Lac (Lega abolizione caccia). "Noi riteniamo che la specie umana – dice Roberto Piana, vicepresidente nazionale della Lac (Lega abolizione caccia) - debba convivere con la specie animale. È necessario cambiare impostazione culturale. È un provvedimento illegittimo e faremo ricorso alla Regione come già abbiano fatto a proposito degli ungulati, riuscendo a bloccare gli interventi. Ricordo che gli agricoltori piemontesi consideravano meno dispendioso chiamare un cacciatore piuttosto che mettere reti intorno alle piantine".
"Ricorreremo a vie legali – gli fa eco Gianluca Felicetti, presidente nazionale della Lav (Lega antivivisezione), per far rientrare questa decisione. Sono animali nati in allevamento, quindi più indifesi, introdotti per il divertimento dei cacciatori nel sistema definito “pronto caccia”. I cacciatori hanno decimato i predatori naturali, e questi sono i risultati. Si possono proteggere le colture con reti o sterilizzare gli animali senza arrivare a uccisioni indiscriminate".
"Purtroppo la pillola anticoncezionale non esiste - gli risponde sul quotidiano La Stampa Sandro Bertolino, biologo dell’Università di Torino - i tentativi falliti sui piccioni lo dimostrano. L’unico sistema è la soppressione controllata. L’errore è stato introdurre questa specie alloctona".