Eccola:
Egregio Direttore,
abbiamo avuto l’occasione di leggere l’articolo di Maurizio Fiasco, pubblicato venerdì scorso sul suo giornale e dedicato al tema della legittima difesa. Come Cabina di regia del mondo venatorio, in rappresentanza di oltre 600.000 cacciatori, lontani dal voler valutare o giudicare le vostre opinioni e la vostra linea editoriale in merito a tali temi, ci teniamo però ad evidenziare sia la gravità dei toni usati che le inesattezze contenute nell’articolo stesso.
Non può considerarsi accettabile, in quanto di cattivo gusto e al limite della diffamazione, l’affermazione canzonatoria “cacciatori ebbri di grappa già all’alba, ingerita per contrastare il freddo delle nebbie silvane”. Ma quel che ci preme è la chiarezza sugli incidenti di caccia che sono stati da voi strumentalizzati, usando i dati dell’Associazione vittime della caccia, più volte smentiti e confutati nel corso degli anni perché quasi sempre “gonfiati” con casi che nulla hanno a che vedere con l’attività venatoria.
Per chiarezza, trasmettiamo in allegato il comunicato che abbiamo diramato alla chiusura della stagione venatoria appena terminata. Sono 12 i decessi accertati durante la stagione 2018-19 (dal 1° settembre 2018 al 30 gennaio 2019), con una diminuzione del 33% rispetto a quella precedente. Gli incidenti mortali che hanno coinvolto i cacciatori sono stati 10 (83% del totale), mentre quelli che hanno coinvolto i non cacciatori sono stati 2 (17% del totale). Durante lo stesso arco temporale i feriti sono stati 50, con un calo del 17% rispetto al 2017-18. I ferimenti dell’ultima stagione hanno coinvolto per il 74% dei casi cacciatori (37 feriti) e per il rimanente 26% dei casi non cacciatori (13 feriti).
Anche un solo decesso durante la caccia rimane inaccettabile, siamo i primi a dirlo, ma forse è bene ricordare che qualsiasi attività umana, anche quella apparentemente più sicura, comporta una percentuale di rischio che può essere abbassata, ma non eliminata del tutto.
Ci auguriamo, per rispetto della pluralità delle fonti e per fornire una informazione deontologicamente corretta, che tali dati possano essere presi in adeguata considerazione in futuro dagli addetti ai lavori del giornale da Lei diretto per inquadrare con maggiore equilibrio la problematica della caccia, anche al fine di non danneggiare il corretto e legale operato di migliaia di cacciatori italiani.
Si ricordi che la caccia coinvolge migliaia e migliaia di donne e uomini impegnati nelle campagne, nella gestione diretta di governo della fauna, nel controllo delle aree protette, nella vigilanza antibracconaggio. Una presenza costante e attenta sul territorio che nessuna forza di polizia o altre forme di volontariato possono nemmeno lontanamente pensare di eguagliare.
Ringraziandola per l’attenzione porgiamo cordiali saluti.
Cabina di regia unitaria del mondo venatorio
(FiDC, Enalcaccia, ANLC, Arcicaccia, ANUUMigratoristi, Italcaccia, EPS, CNCN
Nessun mea culpa da parte del sociologo Maurizio Fiasco, che anzi, nella sua risposta si difende così: "Avete interpretato il parallelelismo tra i casi di uccisione per furto o rapina e quelli dovuti a fatali errori nel tiro al bersaglio dei cacciatori, come una polemica contro l'arte venatoria. Vorrei consigliare di rileggere con cura il mio articolo, scusandomi se il tono leggero di un inciso ha ferito la sensibilità delle persone corrette e assennate, per cogliere che la critica muoveva, invece, alla manipolazione dell'allarme sociale, di là dai numeri". L'inciso a cui fa riferimento è il seguente: "Gli dei dell’Olimpo non esistono eppure, a quanto pare, hanno il potere di inibire le polemiche, e quindi di non far suscitare richieste contro i grilletti facili, talvolta persino di cacciatori ebbri di grappa già all'alba, ingerita per contrastare il freddo delle nebbie silvane". Proprio così leggero non ci sembra.