Che il Piano lupo non avesse incluso alcuna possibilità di abbattimento per sfoltirne la popolazione, si sapeva, nessuno però si aspettava che il lupo, in esponenziale crescita in tutta Italia, così come i danni che causa agli allevatori, dovesse essere protetto dai cacciatori.
Da alcuni estratti del Piano lupo che sarà inviato in conferenza Stato regioni, si apprende che il Ministro Costa, che di certo non ha in simpatia la categoria, ha previsto un'amara sorpresa per chi pratica la caccia in braccata. Entro 24 mesi dall'adozione del Piano si prevede infatti, tramite appositi aggiornamenti Ispra, di imporre alle Regioni una graduale estensione di questa attività "almeno nelle fasce contigue delle aree protette Nazionali" e nelle aree Natura 2000.
"La braccata tradizionale - si legge nel Piano Lupo alla voce Regolamentazione della cacciata in braccata - è una forma di caccia diffusa in gran parte dell'Appennino e parte della regione alpina, ed è una importante causa di mortalità del lupo. E' necessario un atto di indirizzo specifico per l'esercizio della caccia con il metodo della braccata nei Siti Natura 2000 e nelle aree contigue e/o adiacenti ai Parchi Nazionali e Regionali, con la previsione di una graduale estensione a tutte le aree critiche per il lupo".