La Regione Veneto comunica che in via sperimentale, nell’area del Garda-Baldo, i cacciatori potranno essere autorizzati nella prossima stagione faunistico venatoria a cacciare anche i cinghiali. L'attività venatoria sarà affiancata al programma di contenimento regionale, che prevede un prelievo contingentato di 800 capi l’anno.
"L’estensione della sperimentazione venatoria in atto dal 2010 in Lessinia - precisa infatti l'assessore Pan - , non dovrà far venir meno la partecipazione dei cacciatori, in qualità di operatori abilitati, al piano regionale di controllo del suide, approvato nel 2017 dalla Giunta regionale , con il parere positivo anche di Ispra. Un piano che prevede azioni e interventi da realizzare in tutto il territorio regionale, compresa anche (con i limiti della relativa normativa) la parte inclusa in parchi e aree protette, durante tutti i 12 mesi dell’anno".
“La sperimentazione nel comprensorio del Garda-Baldo potrebbe partire per un anno già da quest'inverno, consentendo la caccia al cinghiale da novembre a gennaio, sabato e domenica compresi – ha prospettato l'assessore – Ma la Regione si aspetta dai comprensori che, nel contempo, non venga meno l’adesione degli operatori abilitati al piano di controllo nel restante periodo dell'anno, affinché il contenimento di questi animali risulti realmente efficace a tutela della sicurezza degli insediamenti umani e delle colture agricole”.
Per l’assessore la sperimentazione prospettata, che ha già ottenuto l’appoggio della Provincia di Verona, consentirebbe di tutelare con più efficacia un ambiente unico come quello del Baldo.
"L’obiettivo da perseguire è ottenere un numero di abbattimenti più alto e soprattutto costante tutto l’anno, con benefici attesi in termini di riduzione dei danni alle produzioni agricole - spiega Pan - , ma anche ad importanti habitat naturali oggetto di particolare tutela. Gli esiti dell’attività di caccia e di prelievo a fini di controllo saranno monitorati, oltre che dalle strutture regionali e provinciali preposte, anche dai sindaci insieme alla comunità montana, al fine di valutare in modo condiviso se l’esperimento avrà dato i frutti sperati, e se potrà essere ulteriormente replicato”.