"Non bastano le avversità metereologiche che stanno flagellando i nostri raccolti, le scelte scellerate della politica comunitaria, l’aumento della predazione del lupo, i danni quotidiani degli ungulati che il nostro mondo si trova a fare i conti con una nuova beffa". Così Simone Ciuffi, vice presidente e responsabile del settore caccia di Confagricoltura Arezzo commenta la sospensione della braccata per il controllo del cinghiale, arrivata con una decisione del Tar.
“Vendiamo nel mondo il brand “Toscana” che evoca nell’immaginario collettivo paesaggi curati, colline armoniose ricoperte di ulivi, campi coltivati, vigneti baciati dal sole; un marchio che racconta un territorio reso appetibile dal lavoro incessante degli agricoltori che si adoperano quotidianamente nella sua gestione, resa sempre più difficile anche dalle prese di posizione di questi talebani ambientalisti. Proprio gli ambientalisti che dovrebbero essere i primi a sostenere e incentivare il nostro lavoro, compiono passi che si ripercuotono con conseguenze devastanti per il nostro settore".
"La sospensiva - continua Ciuffi - arriva in un periodo dell’anno in cui diventa vitale provvedere alla tutela dei frutti del nostro lavoro; frutti che saranno vanificati dai prevedibili danni che subiremo dal non contenimento di tale ungulato. Oltretutto le nostre aziende hanno a che fare con una gestione non concertata dell’ATC Arezzo 1 che, da oltre un anno, passa da un commissariamento all’altro, senza che ci sia dato sapere nulla sulla gestione economico patrimoniale, nonostante le nostre innumerevoli richieste, e con i rimborsi dei danni subiti fermi ancora oggi al 2015. Nell’assordante silenzio degli enti preposti e del mondo venatorio, con la sospensiva in atto, con quale prospettiva potremo continuare a portare avanti il nostro lavoro? Si rischia seriamente l’abbandono dei campi”.