In un comunicato Federcaccia risponde ad un articolo apparso sul quotidiano “l’Arena” contenente un’intervista al comandante della Polizia provinciale, Anna Maggio, che, scrive Fidc, "espone l’assolutamente errata possibilità che la copertura assicurativa di Federcaccia ponga i cacciatori tesserati con noi al rischio di denunce penali nel caso di partecipazione degli stessi a operazioni di contenimento della fauna".
"Come già espressamente chiarito più volte alla nostra struttura Federale – l’ultima delle quali il 4 aprile scorso – dal Broker assicurativo Marsh cui la Federazione Italiana della Caccia si affida da anni con soddisfazione per le coperture assicurative proposte ai suoi tesserati, la polizza Federcaccia – oltre all’esercizio dell’attività venatoria – prevede espressamente l’operatività dell’assicurazione in tutta una serie di altre fattispecie compresa quella dei piani di controllo della fauna selvatica purché, logicamente, questi siano autorizzati dalle autorità competenti, cioè a seconda dei casi Regione e Provincia".
"Il problema dell’eventuale rischio di una denuncia penale per il cacciatore - prosegue il comunicato - non è la copertura assicurativa, ma semmai la legittimità o meno delle autorizzazioni regionali o provinciali dei piani, questione che investe tutti altri aspetti, che con le coperture assicurative non hanno niente a che fare, ma riguardano questioni giuridico-legislative che devono essere risolte a livello di normativa nazionale e sulle quali sono le Istituzioni a doversi assumere la responsabilità".
Fidc evidenzia che la copertura assicurativa Federcaccia coprirebbe comunque il cacciatore anche nel caso la legittimità dell’autorizzazione Regionale o Provinciale delle operazioni di controllo cui sta prendendo parte fossero messe in dubbio di fronte al TAR.