L’assessore regionale all’Agricoltura Giuseppe Pan, a nome della Regione Veneto, ha presentato alla Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni la richiesta di modificare la legge nazionale 157 che dal 1992 regola la fauna selvatica.
“I danni causati alle attività agricole, ma anche alla pubblica incolumità, da specie nocive come cinghiali, ungulati, cormorani sono purtroppo esperienza ormai comune, non solo in Veneto ma anche in molte altre regioni –ha premesso Pan – Appare pertanto sempre più urgente modificare la legge nazionale che regola la fauna selvatica e passare dal concetto di protezione assoluta ad un approccio dinamico di gestione controllata. Non si tratta di dare il via libera alla caccia tout- court, ma di dare il via, con l’ausilio dell’Ispra e del ministero, a piani di gestione controllata delle specie più nocive, lupi compresi”.
Sullo sfondo – nella richiesta della Regione Veneto di modificare la legge 157 varata 27 ani fa – ci sono le difficoltà del processo di regionalizzazione del personale provinciale dedicato alle attività di controllo e vigilanza in materia di caccia e pesca eil progressivo depotenziamento, innescato dalla riforma del Rio, dell’attività gestionale svolta dai corpi di polizia provinciale. Situazione che sta causando anche conflitti di attribuzione di competenze davanti alla Corte Costituzionale con ricadute negative sulla capacità di controllo della fauna selvatica, in particolare cinghiali, ma anche nutrie, volpi e corvidi.
“Da parte dei colleghi delle altre Regioni – aggiunge Pan – ho trovato attenzione e disponibilità. Come promesso alle nostre categorie economiche, ho voluto coinvolgere le altre Regioni al massimo livello, per far sentire la nostra voce il più possibile in maniera unitaria e porre al governo di fronte alla necessità di affrontare il problema delle proliferazioni fuori controllo di animali nocivi per l’ambiente e le attività dell’uomo”.
La proposta di modifica legislativa della legge 157/1992, elaborata dalla Regione Veneto in sintonia con le associazioni di categoria del mondo agricolo, ultima in ordine di tempo la Cia, punta a sostituire il concetto di “protezione” con quello di gestione, a superare la frammentazione tra diversi ministeri in materia faunistico-venatoria e a distinguere le attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria. La proposta punta inoltre al risarcimento integrale dei danni diretti e indiretti causati da grandi predatori, ungulati e rapaci e l’istituzione di una filiera delle attività di controllo della selvaggina, dai centri di raccolta dei capi uccisi a quelli di lavorazione delle carni e possibile commercializzazione.