Una petizione lanciata sul sito Change.org, si appella al comune di Caccamo, in Sicilia, affinché si annulli la possibilità per i cacciatori di donare i proventi delle proprie manifestazioni in favore delle della ricerca e della cura dei tumori infantili. Avete letto bene. Gli animalisti si indignano perché invece di reinvestire in fucili e cartucce, questi cacciatori hanno pensato di devolvere il ricavato di un torneo di caccia al reparto di oncologia pediatrica.
La petizione, firmata da circa 300 persone, chiede strumentalmente al sindaco di “porre un freno a una simile e oltraggiosa follia”. Questione di punti di vista. La vera follia a noi sembra utilizzare un argomento così delicato (bimbi malati di tumore) per dare addosso ad una categoria, la cui unica colpa è organizzare iniziative benefiche. Come se questo genere di attività (gare cinofile e caccia) non fossero legali o sostenibili. Ancor più incomprensibile è stata la risposta del sindaco, pubblicata su PalermoToday, che a quanto pare se ne lava le mani: “non siamo stati coinvolti. Chiederò per gli anni a venire, dato che non è la prima volta, di individuare altre tipologie di eventi con finalità benefiche".
Ma qual è il problema? La gara cinofila prevede l'abbattimento di quaglie e starne e secondo gli autori della petizione “l’idea di una gara di uccisioni di animali per la ricerca contro i tumori è paradossale e offensiva”. Ovvero, “nessun bambino vorrebbe mai che un animale venisse ucciso come sacrificio per la propria salute", si legge nella petizione. Argomentazioni che sembrano aver fatto breccia nel cuore del primo cittadino, che a quel quotidiano dichiara: "Mi farò portavoce dell’istanza di questi cittadini per il futuro, ormai è tutto pronto e non credo che tornerebbero sui proprio passi annullando tutto".
Annullare tutto? E le centinaia di altre prove cinofile di questo genere sparse per tutta Italia in ogni mese dell'anno? Annulliamo anche quelle? O questa va annullata solo perchè qualcuno può pensarne male?