"È necessario adeguare l'aliquota Iva della selvaggina a quella di altri Paesi europei". Così il Senatore Francesco Bruzzone in un comunicato spiega i contenuti della sua interrogazione rivolta al Ministro dell'Economia e delle Finanze, a cui sottopone un problema segnalato da numerose aziende agricole, che lamentano da tempo interpretazioni discordanti da parte di uffici pubblici e studi commerciali in merito alla corretta applicazione dell'aliquota Iva alle operazioni di cessione di selvaggina da parte di allevatori.
"Gli allevatori di selvaggina - sostiene Bruzzone -, quando cedono i loro animali vivi per l'attività venatoria, destinati all'alimentazione umana, sono talvolta ritenuti soggetti al regime di aliquota ordinaria del 22 per cento; le operazioni di cessione di prodotti destinati all'alimentazione umana sono però soggette a un'aliquota agevolata del 10 per cento, anche se quest'ultima crea diverse perplessità, in quanto per i diversi prodotti della selvaggina l'interpretazione non è univoca" fa notare il vice presidente della Commissione Ambiente di Palazzo Madama.
"Dal momento che le cessioni di pesci, effettuate da imprenditori dell'acquacoltura possono essere assoggettate ad Iva con aliquota ridotta al 10 per cento - continua - , mi chiedo se la stessa interpretazione non si possa applicare ai prodotti della selvaggina destinati all'alimentazione umana, tanto più che l'attività condotta dagli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e dalle Aziende Venatorie è diretta allo svolgimento dell'attività di caccia per poi destinare la selvaggina all'alimentazione".
A tal proposito il Senatore leghista cita il regolamento (CE) n. 852/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004, sull'igiene dei prodotti alimentari, il quale indica come prodotti primari 'i prodotti della produzione primaria compresi i prodotti della terra, dell'allevamento, della caccia e della pesca'; tenuto conto che, nel resto dei Paesi dell'Unione europea, gli allevatori di selvaggina sono soggetti ad aliquota Iva agevolata del 4 per cento o del 10 per cento, e che questa situazione crea una disparità di trattamento tra l'Italia e il resto dei Paesi dell'Unione europea, mettendo il nostro Paese in posizione svantaggiata nel mercato europeo".
Conclude Bruzzone: "mi sono rivolto al Ministro Tria per chiedere se sia a conoscenza della situazione e quali misure intenda adottare per fare chiarezza sulla corretta applicazione dell'aliquota Iva agevolata per gli allevatori di selvaggina, in modo da uniformarne l'applicazione sull'intero territorio nazionale, anche al fine di eliminare la posizione di svantaggio dell'Italia rispetto al resto dei Paesi dell'Unione europea, portando l'Iva sulla selvaggina al 4 per cento e al 10 per cento".