Anche in provincia di Trento le associazioni animaliste (Pan Eppaa, Lipu, Wwf Trentino e Lav) hanno depositato ricorso contro il calendario venatorio. In particolare contestano i tempi di caccia per alcune specie migratorie (germano reale, alzavola, canapiglia, fischione, marzaziola, moriglione, beccaccia, beccaccino, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, fagiano, quaglia), cacciabili dalla terza domenica di settembre, anziché dal 2 ottobre come chiesto dal parere Ispra.
La giunta si è basata sul parere unanime dell’Osservatorio faunistico (organismo che ha sostituito il soppresso Comitato faunistico), ed ha concesso tali tempi in considerazione della lunga tradizione venatoria trentina e delle caratteristiche morfologiche e climatiche del territorio provinciale. Proprio la liceità del parere è al centro del ricorso degli animalisti che ora chiedono di riunire questo ricorso a quello precedente, che ha impugnato la delibera di soppressione del Comitato faunistico provinciale, nel quale anche gli ambientalisti avevano voce in capitolo.
I ricorrenti contestano anche le prescrizioni relative alla caccia al cinghiale, perché il controllo viene affidato ai cacciatori, così come gli orari per la caccia agli ungulati (un'ora prima dell'alba e fino a un'ora dopo il tramonto). Nel mirino degli animalisti, anche i carnieri e la possibilità di esercitare la caccia sia in forma vagante, sia con appostamento fisso: aspetto su cui già pende una questione di legittimità costituzionale.