Il quotidiano La Nazione ha pubblicato in questi giorni un'intervista al consigliere nazionale e regionale (Toscana) di Federcaccia Massimo Cocchi, che si sofferma su alcuni punti cruciali delle novità legislative al vaglio in parlamento (Comunitaria e modifiche alla 157), con uno sguardo alla caccia toscana.
Cocchi ha l'opportunità di spiegare per esempio che il testo di recepimento delle norme comunitarie non autorizza una caccia indiscriminata per tutto l'arco dell'anno, altresì “si cancellano le date rigide, come l’apertura tradizionale, stabilita la terza domenica di settembre, e quella di chiusura, 31 gennaio, ma si permette di sparare alle varie specie nei periodi giusti”, evitando per esempio gli inserimenti delle pre aperture per la caccia ai cosiddetti estatini come tortore e quaglie.
Sollecitato dalla domanda “chi deciderà i tempi per la caccia”, Cocchi risponde “Anche qui ci sono norme di riferimento scientifico ben precise, sia per la migratoria che per la stanziale. Il cosiddetto periodo dell’amore, cioè della riproduzione, e quello necessario per allevare i piccoli sono ovviamente tutelati”. I cacciatori, dice Cocchi, sono ambientalisti consapevoli: “I primi parchi destinati alla riproduzione della fauna allo stato naturale – sottolinea - sono stati gestiti dai cacciatori, a costo zero per le casse pubbliche. Mentre tante aree protette finanziate dai contribuenti sono oasi solo di nome”.
Il dirigente di Federcaccia si riferisce poi alla mistificazione che alcuni organi di stampa hanno finora portato avanti oscurando la verità dei fatti, in particolare “E’ un modo spericolato, ma ampiamente sperimentato – spiega - , per scansare il merito, non approfondire la sostanza, orientare l’attenzione con frasi tipo ’caccia no limits’, oppure, nel caso della legge quadro in discussione a Palazzo Madama, ’senatori bum bum’”.
Sulla caccia a 16 anni: “La norma non dice che si potrà dare il porto d’armi a 16 anni, ma afferma che un sedicenne potrà sparare, durante una battuta di caccia, col fucile di un maggiorenne esperto, e soltanto in sua presenza. E’ un modo per educare il ragazzo a maneggiare un’arma con attenzione e rispetto”. “E’ difficile che un ragazzo opportunamente addestrato diventi un folle sparatore. Del resto, quanti cacciatori di oggi hanno cominciato a fare qualche tiro al capanno, col babbo o col nonno?”.
Un particolare pensiero Cocchi lo dedica alla caccia toscana, da lui definita rispettosa delle regole da sempre: “Non a caso la nostra è ancora la regione con la maggiore percentuale di cacciatori. Qui andare a caccia non è solo uno sport, è un’arte, un omaggio sempre nuovo alla natura”.