I Verdi, viste le imminenti nomine dei candidati alle europee, hanno pensato bene di cavalcare quel che resta dell'onda mediatica che si è abbattuta negli scorsi giorni sulla caccia e in particolare sulle novità legislative in esame al Parlamento.
Una tattica che la dice lunga sui contenuti di un partito che sulla contrarietà alla caccia ha basato parte della sua essenza, forte dei sentimenti controversi che la pratica venatoria suscita in una grossa fetta degli italiani, per lo più totalmente disinformati sull'argomento. Predersela con una minoranza già vessata dalle continue critiche per superare lo scoglio elettorale sembra essere l'ultima spiaggia per i Verdi.
Ecco allora che proprio ieri una sparuta rappresentanza del partito ha organizzato una protesta davanti alla Prefettura di Firenze (e non a Roma) contestando il Ddl Orsi con tanto di striscione “Caccia: vergogna”. Il partito dei Verdi sceglie infatti di spostare su posizioni del tutto intolleranti la questione, senza portare argomentazioni di merito sui contenuti della legge, come per altro invece è stato fatto fatto da alcune associazioni ambientaliste.
Secondo il partito del sole che ride la caccia è qualcosa da eliminare in quanto “da tutti considerata un'attivita' incivile, obsoleta, inutile e pericolosa anche per l'uomo”. Queste le giustificazioni della protesta portate avanti dal candidato dei Verdi al Consiglio comunale fiorentino Tommaso Grassi. Infine la notizia riportata sul sito dei Verdi conclude con un che di minaccioso: “I Verdi e le associazioni animaliste e ambientaliste continueranno a tenere viva l'attenzione dell'opinione pubblica fino al ritiro completo della Proposta Orsi".
Cercano così di far dimenticare il loro totale fallimento e la conseguente scomparsa di loro rappresentanti dalle aule parlamentari, frutto di una politica ambientalista dissennata nei toni, ma inconludente nei fatti. Basta ricordare il loro ministro e segretario di partito Pecoraro Scanio, che mentre si metteva di traverso di fronte a tutto ciò che sapeva di caccia, camminava imperterrito su migliaia di chilometri quadrati di materia inquinante, distribuita sul territorio napoletano e campano. Senza accorgersene.