Per l’amara storia di una vicenda che ha interessato la Regione Lombardia, che aveva preparato in modo rigoroso l’annuale atto sul rifornimento dei “richiami vivi”, l'ANUU (Associazione migratoristi) si domanda perché anche la giustizia sia succube di una situazione artatamente costruita dagli “anti”, che ha portato alla bocciatura di una delibera, attraverso un meccanismo burocratico formale che sa di strumentalizzazione istituzionale (si parla di una lettera della DG Ambiente/UE, che sembra scritta in Italia e trasmessa… per la firma a Bruxelles senza alcun riguardo per la credibilità della stessa Commissione Ambiente). Eppure, la delibera regionale aveva previsto un numero minimo di esemplari catturabili il cui prelievo sarebbe avvenuto in luoghi determinati per consentire un facile accesso ai controlli e per la regolare distribuzione ai soggetti legittimati all’acquisizione. Tutto ciò, anche per togliere ossigeno a ogni forma di micro-bracconaggio, certo non addebitabile né alla corretta linea d’azione amministrativa della Regione, né ai cacciatori.
"Cominciamo col dire - si legge nella nota di ANUU - che le reti verticali, mezzi usati per il rifornimento dei richiami, non sono massive (v. p. 3.5.51 della Guida Interpretativa UE ed. 2008), allorquando la lettera della Commissione UE all’allora Presidente della LIPU (ora in altra posizione nello staff del Minambiente,) in data 24/09/2014, espressamente legittimava l’attuale corretto operato della Regione dopo l’entrata in vigore della Legge 115/2015. E cioè non con le fluttuanti decisioni precedenti. E così pure per quanto riguarda gli “impieghi misurati” e le “condizioni rigidamente controllate”: entrambe condizioni ben specificate nella nota Delibera, allorquando la Corte di Giustizia europea legittima l’uso dei richiami vivi (sentenza della causa C-182/02 espressamente richiamata dalla Guida Interpretativa UE ed. 2008, punto 3.5.22)".
"La poderosa Banca Dati regionale dei richiami vivi, di cui la Commissione UE sarebbe stata informata molto grossolanamente dai soliti zelanti ambientalisti - prosegue la nota - comprende pure gli esemplari deceduti, quelli comunque usciti dallo schema iniziale che risale al 2014 e altri limiti da correggere, pur confermando il suo valore organizzativo per il perfetto monitoraggio della detenzione dei soggetti posseduti da ogni capannista. E ciò, si badi, unico database attivo in Italia! Il solito rinvio, poi, al rifornimento del fabbisogno di richiami vivi tramite l’allevamento, è una questione meramente teorica, fatta a tavolino negli uffici ministeriali e di certi istituti, ma non risulta praticabile proprio per la difficoltà di portare a termine il ciclo riproduttivo in armonia con il benessere dell’avifauna riproduttrice. E così risulta veramente ridicola la pretesa alternativa dell’uso dei richiami “meccanici” o “a bocca” (sic!)".
"Invero - concludono all'ANUU - solo una valutazione non serena e parziale della realtà avrebbe potuto far esporre la Commissione Ambiente UE e il suo Direttore Generale con un documento così raffazzonato alla vigilia dell’udienza al TAR, senza una doverosa verifica preliminare. Ecco da dove deriva quello scollamento tra i cittadini e le istituzioni nazionali ed europee! I padri fondatori del vero spirito unitario europeo, nato dalle ceneri del secondo dopoguerra, si rivolterebbero nelle loro tombe, assistendo a quella bruttissima copia d’Europa che da anni siamo purtroppo costretti a subire, avviluppata in una burocrazia di parte che distrugge gli “europeisti” convinti che ancora si illudono che il buon senso trionferà: ma fino a quando? "