I giovani e le donne sono una risorsa indispensabile per la caccia di oggi e per quella di domani. Soprattutto se si impegnano per la promozione e il sostegno di questa nostra attività. In questa prospettiva abbiamo dato inizio alla pubblicazione delle testimonianze di tanti di coloro che si danno da fare con responsabilità e impegno. Una concreta speranza per la caccia di domani, da parte di chi è pronto a ricevere il testimone dai tanti appassionati che fino ad oggi con dedizione continuano a tenere alta la nostra bandiera, consapevoli che il contributo degli uni e degli altri (e delle altre) è la strada più sicura per riaffermare i nostri valori.
CACCIA FUTURA: LISA LA FALCONIERA
Ecco Lisa Bertoncello, 31 anni di Cittadella (PD), ragioniera con indirizzo linguistico/commercio estero. Assistente di direzione di una azienda leader nella costruzione di caldaie a biomassa ed impianti per la produzione di energia da fonti sostenibili ed alternative. Parla fluentemente l'inglese che usa per la maggior parte del tempo al lavoro, oltre a spagnolo e tedesco. Sposata con ex Alpino, appassionato tiratore, madre di due splendidi bambini di 9 e 3 anni ai quali adora raccontare storie e per i quali fa parte di associazioni sportive o di volontariato (comitati scolastici dei genitori, genitori supporter di squadre sportive, ecc). Le sue più grandi passioni sono legate principalmente all'ambiente e agli animali che popolano la montagna, la loro storia, che risale al medioevo.
Di origini contadine, nata in un paese di campagna, Fontaniva nell’alta padovana, lungo le rive del fiume Brenta, dove il padre è un piccolo artigiano e la madre una casalinga nata sull'Altopiano di Asiago. Deve a loro l’attaccamento alle sue passioni. Alla madre per la montagna, quando da piccola i nonni l'accompagnavano nella casa degli avi, a Enego (VI), poi diventata la “casa di caccia” di uno zio, che praticava la caccia di selezione agli ungulati e con orgoglio le mostrava i suoi trofei e le faceva usare i binocoli per osservare i caprioli. Poi c’era l’altro suo zio, appassionato di uccelli, che possedeva quasi un centinaio di richiami.
Per la passione della storia di quei posti, ricorda quando da bambina suo padre, gran cultore dell’agricoltura a Km 0 e della corretta alimentazione, recuperava nell'orto qualche cimelio storico e le raccontava vicende di epoche trascorse, finendo sempre a richiamarsi al medioevo.
Un giorno, aveva appena 8 anni, suo padre la portò ad una rievocazione medievale, e fu magia: vide per la prima volta dei falconieri (il medioevo è stata l’età d’oro della falconeria grazie a Federico secondo ed al suo trattato “De Arte Venandi cum avibus”, l’arte di cacciare con gli uccelli), per di più in abiti da cacciatori medievali. La sua mente comincio a fantasticare, associandosi alle storie ascoltate e alle esperienze vissute: "guarda un falchetto" gli diceva spesso suo padre invitandola ad alzare gli occhi in alto, quando erano in campagna.
Passati gli anni, entrata a lavorare in azienda, l'incontro che segnò la sua vita fu quello con un cliente che, anche da come era vestito, non nascondeva il suo essere cacciatore. E falconiere per giunta. Lo seguì spesso nelle sue peregrinazioni e divenne il suo mentore. Decise che anche lei avrebbe abbracciato quella passione, fatta di falconi, storie fantastiche, passeggiate nella natura.
Approfondito l'argomento, grazie anche all’appoggio di uno dei più rinomati allevatori falconieri d’Italia, un padovano, acquistò il suo primo falco: un gheppio americano, il più piccolo dei falchi, sconsigliatissimo per un neofita, ma consono alla sua indole ribelle. Cominciò a cacciare quaglie con successo. Tanto che l'anno dopo si regalò un pellegrino, il re dei cieli, l’animale più veloce del mondo, con i suoi 300 km orari in picchiata. Cominciò a bazzicare qualche raduno di caccia con il falco e provò a cacciare qualche colombaccio: l’emozione di vedere cacciare un falco pellegrino, il tuo falco pellegrino, fu per lei paragonabile all’emozione del momento in cui i suoi figli fecero i primi passi.
Arrivò la licenza di caccia, grazie ai contatti e alla collaborazione con Arcicaccia, che la invitò spesso a partecipare come falconiera ai loro eventi.
Non le è stato facile convincere i cacciatori “classici”, anche della sua zona, che è possibile, affascinante, sicuro e molto emozionante cacciare con un falco: molte volte sentiva qualche cacciatore da appostamento imprecare contro il falco in volo per paura che predasse i suoi richiami, ma spiegando e formando le persone sull’argomento riusciva poi a instaurare dei rapporti di collaborazione gratificanti.
La passione per la falconeria l'ha portata, a frequentare anche ambienti scolastici dove cerca di divulgare a bambini e ragazzi il rispetto per questi animali particolarmente protetti, nella tutela dell’ambiente. "L’orgoglio nel vedere i miei figli dire ai compagni di scuola “la donna falconiera è mia madre” non ha prezzo", dice.
La falconeria crede sia un mezzo per poter parlare di caccia con approccio diverso, promuovere la caccia anche in ambienti scolastici e culturali, dove molte volte l’errata opinione comune del “cacciatore” è posta in maniera negativa, che invece ritiene essere i veri amici della natura.
Si veste da “nobile falconiera” (nel medioevo la pratica era riservata solo ai nobili) per partecipare a rievocazioni storiche. Si è impegnata anche in alcune associazioni di falconeria, dove ha fatto da assistente di membri del direttivo.
Compatibilmente con i suoi impegni di lavoro, dove porta la sua grazia e la sua esperienza di falconiera, e con il suo ruolo di mamma, attraverso la falconeria continuerà il suo impegno per il futuro nel collaborare sempre di più anche con l’associazione venatoria che l'ha introdotta a questo mondo, per divulgare aspetti legati alla tutela dell’ambiente, delle specie protette.