“Gli accadimenti del corrente 2019 in materia di caccia e giustizia amministrativa, hanno dimostrato, come forse mai in precedenza, che i TAR sono ormai al pieno corto circuito”. E' quanto si legge in una riflessione pubblicata sul sito dell'Anuu Migratoristi.
Dalla lettura di dispositivi ed ordinanze, secondo Anuu, “emerge come spesso non vi sia stata, da parte dei giudici, una lettura attenta delle memorie depositate in sede difensiva dalle Regioni” e di contro sembra “che venga dato ampio credito ai toni strumentalmente allarmistici e “terroristici” delle associazioni animaliste o ambientaliste, le quali sono senza dubbio maestre nel paventare i “danni gravi e irreparabili” al patrimonio faunistico ove le loro istanze non venissero accolte”.
Anuu critica anche “la possibilità per il presidente del TAR di turno, di decidere in autonomia”, ovvero con “decreto monocratico” che definisce “un retaggio di altri tempi”. Ma la vetta dell’incomprensibile, aggiunge l'associazione venatoria, “si raggiunge ove ciò avvenga inaudita altera parte, ossia senza dare udienza alle ragioni della controparte, che sarebbe l’amministrazione che ha approvato l’atto impugnato”. “Il che equivale a dire: più i ricorrenti strombazzano di percoli, distruzioni, ecodrammi, più il presidente del TAR rischia di cascare dentro la trappola del decreto monocratico, concedendo lui stesso un’affrettata sospensiva” scrive Anuu, che continua: “poi, per soprammercato, dalla sospensiva monocraticamente concessa senza audire la controparte, si passa alla seduta collegiale per l’esame nel merito del provvedimento sospeso, magari dopo settimane che, nel corso di una stagione venatoria che in fondo dura solo 4 mesi e rotti, significano il consolidamento di un danno morale ed economico, con la possibile beffa finale (assai rara, in verità) dell’annullamento della sospensiva e il ripristino dell’atto: ma intanto, le settimane di caccia perse rimangono tali e nessuno le indennizza ai cittadini coinvolti, men che meno il TAR medesimo”.
Ci sono poi altri due aspetti. Il primo sono le motivazioni. “I giudici amministrativi ritengono ormai sempre soccombente l’interesse particulare dei cacciatori rispetto a quello generale”, il secondo riguarda i pareri Ispra: “per quanto fior di sentenze li abbiano pacificamente individuati come 'obbligatori ma non vincolanti', siano invece gradualmente trasformati in atti in tutto e per tutto vincolanti. Se oggi una Regione o altro ente emanano un provvedimento che si discosta anche di poco dal parere dell’istituto - spiega Anuu -, ovviamente motivando il discostamento come giurisprudenza consolidata vuole, pare non vi sia TAR che ritenga tale motivazione sufficientemente solida e tecnicamente valida. Anuu ricorda che in realtà esso risponde alla vigilanza del Ministero dell’Ambiente, che va nella direzione che la politica del momento sceglie.
Infine conclude: “Non chiediamo TAR onniscienti perché sarebbe insensato, bensì TAR attenti a tutte le posizioni, propensi all’approfondimento, tempestivi ma non affrettati nelle proprie determinazioni. Chiederemmo pure un legislatore statale più efficiente, aggiornato e pragmatico, più libero da certa ideologia, che sappia fornire alle Regioni delle moderne nome di settore cui solidamente appoggiarsi: ma questa è un’altra storia”.