Ricorso al Tar nel riminese delle associazioni venatorie contro le ordinanze dei Comuni che hanno proibito la caccia sulle rive dei fiumi Marecchia e Conca. Le amministrazioni comunali di Rimini, Morciano di Romagna, Poggio Torriana, Santarcangelo e Verucchio hanno emesso ordinanze di divieto di esercizio dell’attività venatoria nelle aree adiacenti ai ‘percorsi storico-naturalistici’ che sarebbero fatti passare per ‘percorsi ciclo-pedonali’, di fatto sottraendo 400 ettari di aree da sempre adibite all'attività venatoria, il tutto in piena stagione di caccia, senza alcuna pianificazione con le tempistiche e le modalità previste dalla norma”. “In Provincia di Rimini è in atto un attacco al mondo venatorio senza precedenti”, afferma Michele Grassi, presidente dell’Ambito Territoriale di Caccia Rimini 1, in una lettera inviata all’assessore regionale ad Agricoltura, Caccia e Pesca, Simona Caselli.
“Sembrerebbe – scrive ancora Grassi – che tutto abbia avuto origine da una nota inviata dalla Prefettura di Rimini ad alcuni Comuni; con tale nota si invitava a prendere provvedimenti in quelle aree di competenza interessate da ‘piste ciclabili’, a causa di presunta criticità di pubblica incolumità e pubblica sicurezza connesse all’esercizio della caccia in forma vagante”.
Grassi si chiede come mai di colpo i cacciatori (dimezzati nell'ultimo ventennio in provincia) siano divenuti un pericolo. “Se questi divieti non c’erano quando cacciatori erano 7 mila, perché imporli ora quando sono ridotti a poco più di 3 mila?” chiede. “Inoltre – segnala il Presidente dell'Atc Rimini 1, gli Ambiti Territoriali di Caccia della Provincia di Rimini “non sono mai stati interpellati né tanto meno mai informati di quelle situazioni di pericolo alle quali si fa riferimento, praticamente esclusi da ogni decisione e consultazione”.