Il Parco del Delta del Po ha reso nota oggi la decisione di riaprire la caccia nell'area attigua all'oasi protetta Valle della Canna, dove il mese scorso si è verificata la morte per avvelenamento da botulino di migliaia di uccelli acquatici. Da giovedì 7 novembre sarà dunque possibile cacciare tutte le specie previste dal calendario venatorio nelle aree pre-parco.
La decisione, attesa da qualche giorno e richiesta da più soggetti ed enti, tra cui anche la Regione Emilia-Romagna, segue le indicazioni contenute nel parere di ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, trasmesso al Parco del Delta del Po lo scorso 25 ottobre.
Come si legge nel parere ISPRA e riportato nel provvedimento di revoca, "Dal punto di vista della gestione idrica, la fornitura in via eccezionale di acque dal fiume Reno ha consentito un innalzamento del livello della valle con conseguente presumibile contributo al miglioramento dell'evoluzione epizootica a seguito della diluizione degli agenti di propagazione".
Continua il Parco: "Se le azioni intraprese di comune accordo tra tutti gli enti, tra cui l'immissione di abbondante acqua pulita nella Valle, hanno permesso di superare la fase critica dell'epidemia, il livello di vigilanza rimarrà comunque alto nei prossimi mesi, e l'area verrà costantemente monitorata al fine di scongiurare recrudescenze del fenomeno. Proprio per questa ragione, ISPRA ha suggerito in via precauzionale che la revoca del provvedimento di sospensione e dunque la riapertura dell'attività venatoria nelle zone attigue a Valle Mandriole fosse "successiva alla riscontrata stabilizzazione delle temperature massime al di sotto dei 20°C per sette giorni, condizioni queste ritenute sufficienti a inibire lo sviluppo larvale degli insetti su carcasse o altro materiale biologico presente in loco".
"Sono infatti le larve di insetti comuni che costituiscono il moltiplicatore naturale e la principale fonte di dispersione della tossina botulinica - spiega l'Ente Parco -: larve che si sviluppano solo a temperature superiori a 20°C. Le temperature massime giornaliere sono state così monitorate per sette giorni consecutivi dalla stazione di Marina di Ravenna gestita dal Servizio Idro-Meteo-Clima di ARPAE e, attestandosi al di sotto della soglia prevista, hanno dato il via libera al provvedimento di revoca del Parco e della Regione".