Dalla manifestazione organizzata da Coldiretti in Piazza Montecitorio, recuperiamo un po' di dati (e commenti) emersi dalla ricerca di Ixè, resi noti dall'organizzazione agricola più importanet d'Italia.
Più che raddoppiati negli ultimi dieci anni, salgono a 2 milioni i cinghiali in Italia. Nella dorsale appenninica le popolazioni di cinghiali guadagnano terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali. L’eccessiva presenza di selvatici rappresenta un rischio – evidenzia la Coldiretti – per l’agroalimentare italiano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo lo studio Coldiretti/Symbola con ben 270 dei 293 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Unione Europea tra formaggi, oli extravergine di oliva, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria. Un patrimonio conservato nel tempo dalle 279 mila imprese agricole presenti nei piccoli Comuni con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.
Oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che l'emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero". Il 69% degli italiani ritiene che siano troppo numerosi mentre c'è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione. "Il rischio - denuncia Coldiretti - è che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Quella degli animali selvatici è infatti una minaccia diretta alla sicurezza delle persone – prosegue l'organizzazione agricola – con morti e feriti causati da attacchi di branchi di cinghiali scoperti mentre devastano campi e coltivazioni o entrano nelle aie delle case dove spesso a farne le spese sono anche cani pastore e da compagnia, mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale".
Diverse le reazioni della politica. La ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova ha dichiarato:"Ho scritto al ministro dell'Ambiente Sergio Costa due giorni fa e mi ha gia' risposto; si continua a lavorare per passare per la modifica della legge 157/92", "l'auspicio e' di lavorare in spirito unitario con Regioni e agricoltura per dare passo passo soluzione a tante criticita' che ci sono". Matteo Salvini é stato più categorico, schierandosi a favore dell'abbattimento dei cinghiali, una "calamità naturale" difesa ormai solo da "qualche ambientalista da salotto".
Seguito a ruota da Fabio Rolfi, assessore lombardo all'agricoltura, contrario all’istituzione della figura degli ausiliari per il controllo faunistico, che ha ricordato i primi risultati positivi per il controllo dei cinghiali nella regione: “Il Governo ora deve agire in modo concreto, non ideologico”, ha detto. Questi risultati sono stati ottenuti grazie ai cacciatori ,sfruttando ogni possibilità che legge consente e usufruendo dell’impegno volontario di chi esercita l’attività venatoria. Ora è tempo – ha auspicato – che il Governo semplifichi le procedure e riconosca la figura dei selecontrollori, ossia dei cacciatori già formati che possono attuare i piani di controllo in maniera volontaria. La politica deve abbandonare ogni ideologia sull’utilizzo della caccia che è una attività di presidio dell’ambiente, per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema”.
E Stefano Bonacini, presidente della Conferenza delle Regioni: "Consegneremo il vostro documento alla commissione agricoltura per fare in modo che sia convocata una vostra audizione, poiche la questione va affrontata a livello nazionale, altrimenti diventa una guerra fra poveri". "Siamo di fronte a una vera e propria emergenza - concorda con Coldiretti anche Confagricoltura - che richiede la collaborazione di tutti gli attori, agricoltori, cacciatori, selettori e se serve anche delle forze dell'ordine e dell'esercito per dare una risposta immediata". E CIA ricorda che la finalità di fondo va modificata, passando nella 157/92 dal principio di protezione a quello di gestione.
Di parere avverso gli ambientalisti-animalisti (escluso Legambiente, per la verità), che confermano la loro avversione alla caccia, attribuendo il problema, oltre che all'attività venatoria, all'abbandono di agricoltura e allevamento in zone marginali.