I giovani e le donne sono una risorsa indispensabile per la caccia di oggi e per quella di domani. Soprattutto se si impegnano per la promozione e il sostegno di questa nostra attività. In questa prospettiva abbiamo dato inizio alla pubblicazione delle testimonianze di tanti di coloro che si danno da fare con responsabilità e impegno. Una concreta speranza per la caccia di domani, da parte di chi è pronto a ricevere il testimone dai tanti appassionati che fino ad oggi con dedizione continuano a tenere alta la nostra bandiera, consapevoli che il contributo degli uni e degli altri (e delle altre) è la strada più sicura per riaffermare i nostri valori.
MOIRA, I FUCILI, I CANI
Ma figurati se una come Moira Maria Biava, trentacinquenne segretaria d'azienda di Seriate, gagliarda cacciatrice da 11 anni, si scompone di fronte all'impegno di trasmettere la nostra passione alle nuove generazioni. Ha la caccia nel sangue, lei, e per questo non demorde, giorno dopo giorno si mette in gioco per migliorare le sue competenze. Soprattutto da quando ha accettato di far parte della Commissione "penna" ATC Pianura Bergamasca, dove pratica la sua attività venatoria.
Una passione trasmessale dal papà Angelo e dallo zio Piero, fondamentali fin da quando era bambina in questa sua avventura. "La caccia - dice - per me è vita. È una parte importante di me, attraverso la caccia acquisisco quotidianamente più consapevolezza, più cultura, consolido il mio modo di vivere, pensare e vedere ciò che ci circonda. La flora e la fauna che cambiano, si trasformano. La caccia - prosegue - collega molte mie passioni, la prima è quella della cucina, la seconda la passione e la cultura nel vedere creare le armi, la terza è quella più importante per tutti noi cacciatori: l'impegno per tutelare il nostro mondo, facendo capire che la caccia non è carniere, ma insegnare, spiegare, informare le persone che non la conoscono e non ci conoscono. Adoro la cucina di selvaggina e di conseguenza sono una grande raccoglitrice di libri di selvaggina da ogni angolo del mondo. Questa cosa mi permette di prendere spunto da varie ricette e creare piatti unici mixando i diversi ingredienti, con risultati ottimi al palato".
Per le armi c'è sempre qualcosa da imparare: capire come vengono costruite. Le nacque la curiosità qualche anno addietro in occasione dellla manifestazione "Orgoglio venatorio" che si tenne a Gardone Valtrompia. "E' bellissimo assistere alla creazione di un fucile da caccia, partendo da una base grezza, da pochi elementi base", racconta. Un'esperienza che ormai sempre più spesso trasmette ad amici e conoscenti portandoli in fabbrica a Gardone a provare le stesse emozioni. Per far capire loro che un fucile non è un semplice pezzo di ferro senz'anima, ma il prodotto di una grande lavoro, un binomio di manualità e tecnologia. E tuttavia, dai tanti cacciatori che incontra acquisisce altre preziose conoscenze, sui cani, sull'ambiente che cambia, un occasione per scambiarsi esperienze e modi di pensare fra cacciatori giovani e meno giovani.
Il suo primo fucile è stato un vecchio Beretta A300, a cui tiene molto. "L'arma bella e nuova - dice, ringraziando suo padre per i consigli - si acquista solamente dopo una data esperienza maturata sul campo." Ancora all'assistenza di suo padre deve l’acquisizione del cane. "Erano anni che il papà esercitava la caccia senza cane, ma con l’arrivo della mia licenza ho fatto nascere in lui la voglia di avere un cane nostro, che consentisse soprattutto a me di capire il valore del rapporto fra un cacciatore e il suo amico più fidato. Un bellissimo epaniel breton, maschio, Rambo, che già da piccolo si mostrava molto deciso e molto cacciatore. Purtroppo - si rammarica - ci ha lasciato due anni fa. Fino a che è stato con noi, ci ha fatto vivere grandi emozioni, tante giornate di caccia stupende, indimenticabili. Ancora oggi quando andiamo a caccia Io e mio papà ci ricordiamo le scene, gli avvenimenti, le sue ferme, le emozioni che abbiamo provato grazie a lui". Oggi Moira ha un altro cane, Argo, un setter Inglese che convive le loro esprienze di caccia in armonia con Luna, di madre cocker e padre jack russell.
"Non mi piacciono i cacciatori sapientoni, che si mettono in mostra - conclude infine - trovo più importante lavorare per la caccia, in silenzio, senza protagonismi: solo aiutandosi a vicenda, abbassando i toni, esprimendo con sincerità e realtà la nostra passione possiamo arrivare a grandi risultati".