Al tavolo del Ministero dell'Ambiente, i cacciatori spagnoli hanno chiesto l'applicazione delle direttive europee che contemplano il rispetto delle tradizioni culturali locali, denunciando l'opacità nello sviluppo dei piani di gestione delle direttive europee e in particolare i limiti di Rete Natura 2000. All'incontro hanno partecipato, oltre al mondo venatorio, i rappresentanti delle ONG, le amministrazioni pubbliche che si occupano delle direttive Uccelli e Habitat e la stessa Commissione Europea.
La settimana scorsa, - nell'ambito del Consiglio di Stato per il patrimonio naturale e la biodiversità - le organizzazioni venatorie spagnole (Federcaccia, APROCA, e Fondazione Artemisan) hanno rappresentato al Ministero dell'Ambiente, alla presenza della Commissione Europea, le difficoltà che le direttive Uccelli e Habitat stanno provocando per la gestione delle aree rurali e per l'attività della caccia. Nell'incontro è stato evidenziato il disagio per il mondo della caccia e della ruralità, mai presi in considerazione quando si tratta di applicare e sviluppare i piani di gestione di queste direttive, quando invece sono i settori che più e meglio s'impegnano per la conservazione del patrimonio faunistico.
L'incontro è servito alla Commissione Europea per valutare in Spagna l'accettazione sociale della Direttiva AVES, con i diversi settori che influenzano la gestione delle direttiva Uccelli e Habitat, che sono tra gli altri, il Ministero dell'Ambiente, la Commissione Europea, RFEC, APROCA, CSIC, COSE, College of Biologists, College of Forestry Engineers, Seo/BirdLife, WWF, ASCEL, GADEN, ClientEarth, CCOO e Cepyme.
A nome della Federcaccia spagnola, José María Gallardo Gil, associato al presidente della RFEC e presidente della Federazione di caccia dell'Estremadura, e Juan Pascual Herrera Coronado, un tecnico della RFEC, hanno partecipato e anche Luis Fernando Villanueva come presidente di Aproca e Direttore della Fondazione Artemisan. Tutti hanno difeso le attività venatorie locali, culturali e sostenibili come quelle alla tortora, alla pernice e il silvestrismo.
Allo stesso modo, un argomento di ampio dibattito è stato quello relativo alla della gestione del lupo iberico. Il settore venatorio ha denunciato la rigidità delle direttive, i cui allegati indicano lo stato di conservazione delle diverse popolazioni di uccelli e mammiferi. Pertanto, il fatto che il lupo non sia una specie venatoria a sud del Duero è considerata una sciocchezza essendo la stessa popolazione che risulta insiediata al nord.
"Per il mondo rurale (agricoltori, allevatori, cacciatori, gestori o proprietari), la dichiarazione di uno spazio naturale protetto è concepita come un problema a causa delle limitazioni e della burocrazia che generano, quindi, invece di dare priorità a quell'opera di conservazione da parte dei gestori e dei proprietari, le persone reali responsabili della gestione di quello spazio sono danneggiate ”, hanno denunciato i rappresentanti del settore venatorio dinanzi alla Commissione.
José María Gallardo, in sintonia col presidente della RFEC, ha lamentato che la Direttiva Uccelli “ascolta solo una parte della società, quando i cacciatori sono quelli che si preoccupano maggiormente della conservazione delle specie, come evidenziato, ad esempio, dal progetto di recupero delle popolazioni di tortora in Estremadura ”.