Sono stati depositati in Senato gli emendamenti alla Legge Finanziaria che intervengono in tema di contenimento della fauna selvatica e commercializzazione della selvaggina. Le proposte provengono da tutte le forze politiche.
Partiamo dal tema dei danni alle colture e del controllo faunistico, che almeno sulla carta, vede proposte uniformi da parte di quasi tutti i partiti, volte a favorire la partecipazione dei cacciatori. Quasi tutte le proposte (Lega, Pd, Forza Italia, Fratelli d'Italia) prevedono la partecipazione di coadiutori volontari opportunamente formati da appositi corsi Ispra, nonchè di fondi ad hoc (dai 10 ai 20 milioni di euro l'anno) a disposizione delle Regioni per i programmi di prevenzione e per il ristoro dei danni ma anche per il contenimento stesso anche nelle zone vietate alla caccia, anche su segnalazione degli agricoltori.
Tutti o quasi. Il Movimento 5 Stelle non menziona i coadiutori e, anzi, chiede l'attivazione di un credito di imposta – con rimborso dunque del 50% delle tasse sostenute fino ad un massimo di 25 mila euro in tre anni - per investimenti in fatto di prevenzione dei danni attraverso l'attivazione di metodi ecologici.
In tutto questo si inserisce la regolamentazione della filiera della selvaggina selvatica. Nei vari emendamenti presentati si mira a regolamentare il passaggio della carne degli ungulati abbattuti tramite il controllo faunistico ai Centri di Lavorazione della Selvaggina (o anche ai macelli autorizzati), da cui, dopo gli opportuni controlli stanitari, la carne prenderebbe la via della commercializzazione. Ci sono piccole differenze nelle proposte. Per esempio il ricavato della vendita delle carni per Fratelli d'Italia dovrebbe servire per il rimborso dei danni, mentre secondo la Lega, il Pd e Italia Viva i proventi dovrebbero invece essere impiegati per compensare i costi della partecipazione degli operatori agli interventi di controllo.
La carne degli ungulati proveniente da ordinaria attività venatoria secondo le proposte presentate potrà essere acquistata dai CLS, accompagnata da adeguata documentazione di tracciabilità da cui si possa ricostruire l'esatta provenienza dell'animale abbattuto. I CLS potranno vendere la carne agli imprenditori agricoli ai fini della manipolazione, trasformazione e valorizzazione sulla base dei listini ufficiali dei prezzi stabiliti dalle Camere di commercio e dovranno essere vendute al dettaglio con il marchio collettivo regionale «Selvaggina Italiana».