Un articolo di Riccardo Mostardini pubblicato su Greenreport affronta il tema dell'eccessivo carico faunistico dell'intera regione Toscana soprattutto per quanto riguarda gli ungulati, le cui conseguenze come è noto si riversano non solo sull'agricoltura ma anche sulla sicurezza stradale e sulla biodiversità.
Gli ungulati abbattuti in Toscana ogni anno sono circa 80mila, di cui 65.000 cinghiali. Numeri estrapolati dalla conferenza della caccia di Arezzo e che proprio in quella occasione hanno evidenziato la necessità di incrementare le battute comprendendo le aree protette, visto che nonostante la diminuzione della fauna immessa e i numeri di cui sopra, la presenza degli ungulati è costante.
Una situazione non certo sostenibile per il territorio. Mostardini ipotizza in alternativa all'incremento dei capi da abbattere e alla caccia nelle aree protette, la creazione di corridoi ecologici, finora ancora poco diffusi nel nostro paese. Ossia collegamenti i vari habitat delle aree protette che permettano la circolazione degli animali e quindi l'allontanamento di questi alle aree antropiche. Comprendiamo l'intento di allontanare i cinghiali dalle colture (si pensa a coltivazioni “a perdere” nelle vicinanze dei corridoi) ma non capiamo come la creazione dei soli corridoi ecologici (che per altro non fanno che aumentare la spesa pubblica) possa risolvere il problema della proliferazione incontrollata di ungulati. Ce lo sanno spiegare?