“Non sarà mai possibile né accettabile dal nostro mondo distinguere le attività di gestione della fauna selvatica da quelle dell’attività venatoria”. E' questo il fulcro del dissenso, rispetto alle proposte di modifica della 157/92 presentate dalla Cia, che le associazioni venatorie marchigiane Fidc, Anlc, Arcicaccia, Enalcaccia, Anuu Migratoristi, Italcaccia, hanno esplicitato in comunicato congiunto in merito al convegno di martedì 3 dicembre organizzato dalla CIA.
Ovvero “Il Paese che Vogliamo”, titolo di una serie di incontri che la Cia sta tenendo in tutta Italia sui temi che riguardano l'agricoltura. La giornata di Fabriano era dedicata al Centro Italia ed aveva un tema: “Rivivere l’Appennino”; i lavori erano divisi per tavoli tematici ai quali partecipavano rappresentanti nazionali e locali di enti e istituzioni, oltre a tecnici ed esperti di attività che interagiscono con il territorio.
Le associazioni venatorie rivendicano la difesa della caccia sociale in Italia, contro le proposte presentate in parlamento. “Non accetteremo mai la caccia solo a pagamento, la caccia commerciale, la caccia esclusivamente per ricchi o benestanti, la caccia organizzata dai proprietari terrieri sui loro fondi.L’altissimo frazionamento della proprietà fondiaria italiana motiva, se ce ne fosse bisogno, la nostra posizione. Non è un caso se in Italia è vigente l’articolo 842 del Codice Civile” scrivono.