Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha dato ragione ad un cacciatore veneto ingiustamente sanzionato durante il recupero di una preda con il barchino. Secondo Arci Caccia, che pubblica la sentenza, si tratta di un importante pronunciamento, che "chiarisce che l’utilizzo di un natante per ribattere un capo ferito non configura il reato di esercizio della caccia da natante o autoveicolo".
L'interpretazioene di Arci Caccia è da più parti contestata. In realtà nella sentenza si legge: "nella vicenda in esame erroneamente sia stata affermata laresponsabilità dell’imputato in relazione a detto reato, risultando insussistente la condotta incriminata, inquanto il ricorrente è stato colto all’interno della propria imbarcazione, ormeggiata a un palo, nell’atto diimbracciare il fucile da caccia, risultato essere carico, rivolto verso l’alto, nell’atteggiamento di attesa del passaggio di fauna da cacciare, senza però essere visto nell’atto di sparare, cosicché risulta mancante l’atto tipico dell’esercizio della caccia, cioè lo sparo, richiesto dalla norma incriminatrice per poter ritenere configurabile il reato in questione, con la conseguenza che deve ritenersi insussistente il fatto contestato".