Termina con una sentenza di illegittimità costituzionale la travagliatissima vicenda marchigiana che, a seguito delle avverse decisioni del Tar relative alla stagione 2018 – 2019, aveva visto l'approvazione di una legge che ripristinava la validità dei Piani faunistici provinciali per garantire la caccia nelle aree Natura 2000, approvando, con apposito allegato, le disposizioni del calendario venatorio. La legge non ha passato il giudizio della Corte Costituzionale.
La sentenza, depositata in questi giorni, si rifà all'istruttoria definita dalla legge 157/92, che “non tollera che il calendario venatorio venga irrigidito nella forma legislativa” e alle numerose sentenze della Consulta che hanno ribadito questo concetto, prescrivendo la validità delle disposizioni annuali per la caccia solo tramite atto amministrativo, e quindi impugnabile davanti al Tar.
“La legificazione del calendario venatorio, seppure in origine adottato con provvedimento amministrativo, in ogni caso riduce in peius lo standard minimo di tutela della fauna selvatica stabilito dall’art. 18, comma 4, della legge n. 157 del 1992, con conseguente violazione dell’art. 117, secondo comma, lettera s), Cost” scrive la Corte Costituzionale, che aggiunge: “È assorbito l’ulteriore profilo di censura relativo alla ritenuta replicabilità di anno in anno del contenuto del calendario venatorio adottato con le norme impugnate”.
La validità di questa legge, comunque, avrebbe terminato i suoi effetti entro il 31 dicembre 2019. Sappiamo che la Regione Marche sta finalmente correndo ai ripari e che nei prossimi giorni approverà l'atteso Piano faunistico regionale, che permetterà, in norma di legge, anche la caccia nei siti Natura 2000.