Per la volpe il Rapporto Ispra sullo stato di conservazione delle specie cacciabili indica un basso rischio di estinzione, classificazione che riprende direttamente dalla lista rossa di IUCN.
In Italia la volpe è presente praticamente su tutto il territorio con densità variabili a seconda dei diversi habitat. Le densità più basse si riscontrano negli orizzonti alpini, dove le risorse alimentari sono minori e disperse in modo relativamente uniforme; in questi casi, i territori individuali sono assai estesi (molte centinaia di ettari). Negli agro-ecosistemi tradizionali, dove esiste una grande eterogeneità ambientale ed una distribuzione disomogenea delle risorse, si trovano le densità più elevate ed i territori individuali meno estesi (alcune decine di ettari).
La specie sul nostro territorio è autoctona ed è presente con la forma Vulpes vulpes crucigera nella penisola e nelle isole maggiori ad eccezione della Sardegna, dove è sostituita da Vulpes vulpes ichnusae.
Benché non esistano dati raccolti in maniera omogenea – dice il Rapporto - e con sistematicità sulla consistenza della specie in Italia, essa sembra essere generalmente abbondante e non presenta particolari problemi di conservazione.
Le popolazioni di Volpe sono periodicamente localmente decimate da malattie infettive tra cui la rogna sarcoptica; gli effetti di questi eventi hanno comunque una durata limitata nel tempo, in quanto le capacità riproduttive della specie consentono un rapido recupero numerico.
Il prelievo venatorio risulta complessivamente modesto e non sembra incidere sulla dinamica delle popolazioni. Il periodo di caccia attualmente previsto dalla normativa nazionale risulta accettabile sotto il profilo biologico e tecnico. Le attività di controllo della Volpe, condotte dagli enti gestori ai sensi dell’art. 19 della Legge n. 157/92, sono in grado di condizionare la consistenza e la dinamica delle popolazioni solo in casi limitati, ove si concentrano in maniera intensa e su aree di piccole dimensioni.
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