Il consiglio regionale dell'Umbria sta per approvare la proposta del nuovo piano faunistico adottato dalla giunta e passato già al vaglio della terza Commissione consiliare. C'è un sostanziale accordo sui contenuti del documento di 73 pagine che fissa in 613 mila chilometri quadrati la superficie agro silvo pastorale dell'Umbria, al netto di aree urbane o edificate e stabilisce le azioni di controllo delle specie maggiormente dannose.
Sul tema si è tenuto negli scorsi giorni un incontro pubblico che ha visto pareri positivi anche da parte ambientalista. WWF si è per esempio dicharato d'accordo sulla necessità di intervenire sul contenimento delle specie ma ha usato toni duri sulla scelta di affidare ai cacciatori l'esecuzione del piano, colpevoli – secondo l'associazione – della proliferazione stessa dei cinghiali non autoctoni sul territorio. “A loro stessi – dichiarano gli esponenti di WWF Umbria - viene affidato sia l'abbattimento programmato che il pagamento dei danni provocati all'agricoltura. Sarebbe meglio riaffidare il compito alla istituzione preposta, la Provincia”.
Parere positivo è stato espresso dalla Fidasc che ha però chiesto più spazi per le attività legate alla cinofilia “E' necessario individuare aree specifiche per attività cinofile e per addestrare i cani, senza abbattimento della selvaggina, nei periodi di chiusura della caccia, perché è in forte crescita l'interesse per la cinofilia, anche fra i più giovani". Per l'Associazione ornitologica umbra”.
Secondo il Club della Palomba il nuovo piano “deve aggiornare l'elenco della selvaggina autoctona da poter detenere reinserendo specie come frosone, ciuffolotto e crociero, inspiegabilmente cancellati”, sul calcolo del territorio agro – silvo – pastorale il Club ha poi proposto di "verificare se è realmente rispettata la quota del 60 per cento dei 613 mila ettari individuati, prevista dalla legge nazionale" ed ha proposto di sburocratizzare le troppe pratiche che oggi vincolano la caccia. "Un tema qualificate sul quale l'Umbria dovrebbe prendere l'iniziativa; evitare la sovrapposizioni fra il piano faunistico regionale e due ulteriori piani provinciali, inutili e ripetitivi; ridurre gli Atc da tre a due; porsi realmente i problema ambientale di reimpiantare le vecchie siepi, utili alla crescita ed alla alimentazione della selvaggina".
A giudizio del Cpa è positivo il calcolo fatto della superficie agro-silvo-pastorale, ma occorre correggere alcuni vincoli relativi al taglio del bosco. "L'eccessiva illuminazione artificiale di strade e città che sta anticipando il risveglio sessuale dell'avifauna con nidiate che ormai nascono in pieno inverno; - ha dichiarato un allevatore di selvaggina - l'utilità di strumenti tecnici che il Piano proibisce ma che di fatto servono ad impedire casi frequenti di cannibalismo evidenti anche nei primi giorni di vita".
(Agi)