Nella sua rubrica de Il Foglio, Camillo Langone rivolge la sua consueta preghiera a Sant'Uberto, patrono dei cacciatori, affinchè protegga "il ragazzino di otto anni (etnia veneto-boera) che nei giorni scorsi ha abbattuto il suo primo impala", di cui ha avuto la foto privatamente dallo zio orgoglioso e di cui non fa il nome, perchè, spiega, "
oggi le masse odiano gli eroi, la caccia, la prodezza" scrive Langone.
"In Italia cosa fanno gli ottenni? Guardano Achille Lauro cantare in tutina aderente mentre la mamma inforna la torta veg? Ovvio che i cinghiali invadano perfino le autostrade.." sentenzia il giornalista del Foglio, che come sempre non le manda a dire, andando spesso e volentieri controcorrente.
Il messaggio è chiaro: il confronto tra i due stili di vita, uno esaltato dalle masse, l'altro tenuto ai margini, osteggiato e visto con orrore perchè ha a che fare con la morte degli animali, svela tutto ciò che ormai abbiamo perso nei giovani: il contatto con la natura e la consapevolezza di farne parte.