All'indomani della costituzione dell'Intergruppo Biodiversità, Caccia e Attività rurali al Parlamento Europeo, abbiamo posto alcune domande al suo vicepresidente, l'italiano Marco Dreosto.
- On. Dreosto, anzitutto i nostri complimenti per la nomina a Vicepresidente all'interno dell'Intergruppo parlamentare Biodiversità, Caccia e Attività rurali. Qual'è il suo rapporto personale con la caccia?
Da oltre 25 anni faccio parte del mondo venatorio, inizialmente per tradizione familiare poi come appassionato faunista. Pratico un pó tutte le cacce, essendoci la disponibilitá di molti ambienti diversificati nella Regione da cui provengo che é il Friuli Venezia-Giulia, in particolare amo la caccia con il cane da ferma e quella agli ungulati.
- Esiste già un programma dell'Intergruppo? Quale sarà il suo contributo personale?
Il nuovo programma deve essere ancora stabilito. Personalmente mi impegneró affinché l’intergruppo possa essere un interlocutore privilegiato nei confronti delle istituzioni europee, in particolare oggi, nelle discussioni riguardanti i nuovi temi della Green Deal.
- Nel suo impegno di europarlamentare, qual è il valore aggiunto per la caccia italiana e per la tutela del patrimonio faunistico europeo ed italiano?
Sicuramente il mio forte attaccamento e la conoscenza delle pratiche venatorie tradizionali e la consapevolezza di quanto il patrimonio faunistico sia soggetto, oggi piú che in passato, a grandi mutamenti che non ci devono cogliere impreparati.
- Recentemente ha parlato dell'importanza di rilanciare il ruolo del cacciatore, investendo su formazione, informazione e ricerca, ponendo in evidenza l’azione gestionale e la difesa degli habitat legata all’attività venatoria, come già avviene in altri Paesi europei. In questo, ha sottolineato, le associazioni venatorie, dovranno dimostrare il loro impegno. Secondo lei a che punto siamo?
Mi sembra che le associazioni venatorie stiano iniziando sempre piú a spendersi in tal senso, avendo compreso l’importanza della conoscenza a vantaggio della sostenibilitá e conseguente accettazione sociale, di quello che sappiamo tutti essere l’importante ruolo svolto dal cacciatore.
- Come pensa sia possibile conciliare posizioni diverse fra paese e paese, sia politiche che di impostazione faunistico - venatoria, per garantire alla caccia europea e italiana il riconoscimento del suo valore nel contesto sociale e ambientale?
Sarebbe necessario che ogni Stato membro adottasse una normativa nazionale il piu’ possibile omogenea con gli indirizzi comunitari ma nel contempo efficace nel tutelare e garantire la propria tradizione venatoria, elemento culturale imprescindibile, che deve essere difeso.
- Quali sono le maggiori sfide in ambito di tutela della biodiversità in cui il mondo venatorio può dire la sua? Crede che i tempi siano finalmente maturi affinché Parlamento europeo e Commissione Europea possano prendere nette posizioni per rendere compatibile l'esigenza di una forte tutela della biodiversità, con quella di difendere gli interessi del mondo agricolo e della caccia in Europa?
Direi che i tempi oggi sembrano imporre un cambio di rotta gestionale in ambito di tutela della biodiversitá: Parlamento e Commissione devono assolutamente porre in essere strumenti normativi e di supporto, soprattutto per il mondo agricolo, al fine di consentire la riqualificazione dei territori maggiormente sfruttati mediante la riconversione in aree naturali di una parte della superficie aziendale. In questo modo ne andrebbero a beneficiare tutti i portatori di interesse coinvolti: gli agricoltori non andrebbero a perdere redditivitá e contestualmente vi sarebbe un aumento della biodiversitá e dunque della fauna.
- La partita sulla revisione dei KC giocata durante la scorsa legislatura, ha portato in evidenza le macroscopiche e intollerabili differenze tra i cacciatori italiani e quelli di Paesi confinanti e situati allo stesso parallelo (Grecia, Francia-Corsica, Spagna). Ci sono iniziative per riaprire la discussione?
Le iniziative ci sono e ci stiamo giá lavorando, tant’é che abbiamo deciso di organizzare un primo evento del neo Intergruppo interamente dedicato agli studi sugli uccelli migratori, al quale parteciperanno ricercatori da tutta Europa che porteranno a confronto i risultati delle proprie ricerche. Tali dati potranno poi essere spesi nei tavoli decisionali per la definizione dei futuri calendari venatori.
E riguardo alle ipotesi in discussione in Europa di restrizioni sull'uso del piombo?
Sulla questione bando del piombo, sará battaglia: la Commissione europea nella sua proposta ha ignorato i suggerimenti dell’Agenzia ECHA, colpevolizzando i cacciatori, che diverrebbero perseguibili per il mero possesso delle munizioni in piombo in prossimitá delle zone umide. Inoltre la proposta di estendere il divieto di utilizzo del piombo in tutte le aree appare una forzatura alla stessa direttiva Uccelli, che pone dei vincoli per le sole zone umide. Ricordo che in nessun paese al mondo esiste oggi una messa al bando completa del piombo.