Nel corso di un interessante "Incontro con gli studenti", futuri agronomi in particolare, organizzato dall'Università di Firenze, un'autorevole serie di esperti a far capo dagi responsabili degli uffici caccia regionali e dell'Ispra, è stato fatto il punto su "La gestione degli ungulati in Toscana", alla luce dei risultati ottenuti dopo tre anni di Legge obiettivo.
A quanto s'è appreso, anche per il cinghiale si guarda oltre, per soffermarsi su un perfezionamento delle tecniche di gestione. Il dirigente dell'ufficio caccia della regione Toscana, Paolo Banti, ha tenuto a rimarcare che anche per la caccia, dopo l'abolizione delle Province, l'ente pubblico ha dovuto riorganizzarsi su scala regionale, uniformando metodi e procedure, lavorando per gruppi specialistici e ottenendo come primo risultato il decadere di ben 78 regolamenti in parte diversi l'uno dall'altro. Di conseguenza la Giunta Regionale, attraverso delibere, in sintonia con l'Ispra, ha uniformato il prelievo di cinghiale cervo capriolo daino e muflone, avviando anche azioni di specifico controllo, insieme a quelle del piccione, dei corvidi e della volpe, a supporto dell'attività degi uffici locali e degli ATC. E' stato inoltre costituito un portale unico per la rilevazione dei danni e per le attività di controllo faunistico con la registrazione dei risultati, oltre all'introduzione di una APP per il tesserino venatorio e a un accordo con l'Enci per cani da monitoraggio estremamente selettivi.
Superata la stagione dell'emergenza, quindi, sembra che sulla base di linee guida agli ATC per la scelta di capi di selvaggina piccola stanziale da immettere sul territorio, procedendo anche nella selezione dei fornitori, ci si potrà dedicare con maggiore attenzione all'individuazione di soggetti, lepri starne pernici, più adatti alle caratteristiche del territorio.