Il Consiglio regionale della Basilicata ha approvato tre mozioni sull’emergenza cinghiali. La prima, proposta dai consiglieri Giovanni Vizziello (Fratelli d’Italia) e Vincenzo Baldassarre (Idea) ha impegnato la Giunta regionale “in forza della necessità di una tempestiva gestione dell’emergenza, a predisporre un piano di controllo regionale del cinghiale, quale parte integrante del più generale piano faunistico venatorio regionale, che contenga una nuova determinazione delle aree vocate e non vocate al cinghiale. A prevedere, quali strumenti di controllo numerico dei cinghiali nelle aree cosiddette non vocate a detta specie di ungulati, l’utilizzo di metodi ecologici sia di prevenzione (foraggiamento dissuasivo, dissuasori olfattivi, dissuasori acustici, recinzioni elettriche) sia di cattura (chiusini, gabbie-trappola), nonché di caccia selettiva, in quest’ultimo caso anche al di fuori degli orari e dei periodi di caccia previsti dalla legge, estendendo tali facoltà anche agli imprenditori agricoli professionali, ai coltivatori diretti, ai proprietari e ai conduttori professionali e non di fondi agricoli muniti di apposite autorizzazioni e permessi di caccia e, quindi, in possesso dei requisiti previsti dalla normativa venatoria, consentendo agli stessi di esercitare, in via di autotutela ed esclusivamente nei fondi di proprietà, la forma della cattura e/o dell’abbattimento selettivo”.
Con la mozione, inoltre, si impegna il Governo regionale “a garantire un sostegno economico, nella forma di un contributo commisurato alle spese di gestione e di organizzazione della caccia al cinghiale in forma selettiva, a quanti (cacciatori iscritti agli Atc, proprietari e conduttori di fondi agricoli) sono legittimati a praticare il prelievo venatorio selettivo sui cinghiali; a fornire indicazioni relativamente al recupero e allo smaltimento delle carcasse degli ungulati, dando attuazione agli obiettivi previsti dalla normativa regionale in tema di promozione di percorsi di filiera relativi alla gestione delle carni degli ungulati selvatici e alla valorizzazione di tale risorsa; a riferire al più presto in Consiglio regionale, relativamente allo stato di attuazione degli obiettivi programmatici stabiliti dalla legislazione regionale, muovendo in particolare dall’analisi della condizione iniziale dell’emergenza cinghiali esistente all’entrata in vigore delle normativa di cui alla L.r. n. 37 del 2018 e degli effetti a tutt’oggi prodotti da tale normativa”.
All’unanimità è stata poi approvata la mozione presentata dai consiglieri regionali della Lega, Gianuario Aliandro e Dina Sileo con la quale impegnano il Presidente e la Giunta regionale “a modificare le direttive regionali e l’esercizio venatorio del cinghiale come stabilito dalla delibera di Giunta regionale n. 953 del 2016 del dipartimento Politiche agricole e forestali, aumentando a 40 il numero massimo delle unità consentite per la squadra di caccia al cinghiale e ampliando la forbice compresa tra 10 e 20 componenti, così da portare il limite massimo da 20 a 40 unità”.
Sempre all’unanimità, l’Aula ha approvato la mozione presentata dal consigliere Dina Sileo (Lega). Con il documento il Consiglio regionale impegna il presidente della Giunta regionale a “promuovere modifiche alla legge n. 157/1992, al fine di rendere concretamente attuabili ed efficaci i piani di contenimento per una migliore gestione del patrimonio agricolo e zootecnico, consentendo alle regioni di abilitare, previa frequenza di appositi corsi, operatori muniti di licenza per l’esercizio venatorio. Si potrebbe prevedere la figura dell’operatore volontario, ossia un selecontrollore, a seguito di appositi corsi di formazione che, a titolo volontario, fornisca supporto nell’effetuazione del contenimento numerico dei cinghiali oggi in capo solo agli agenti dipendenti di Regioni, Province e Città metropolitane”. Al presidente della Giunta regionale è chiesto, altresì, l’impegno a “proporre iniziative per introdurre misure adeguate e corrispondenti risorse finanziarie, in conformità con la normativa europea, al fine di riparare i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche, alle strutture aziendali agricole, agli impianti produttivi e alle infrastrutture agricole, prevedendo l’istituzione di un fondo nazionale che vada a coadiuvare i fondi regionali per riuscire a riparare i danni da fauna selvatica; e a convocare con urgenza un tavolo istituzionale per analizzare le azioni di prevenzione contro la peste suina africana”.