Si è svolta dal 29 aprile al 2 maggio a Parigi la 56esima Assemblea del Consiglio Internazionale della Caccia e della Salvaguardia della fauna con interessanti riunioni al Senato francese e presso la Maison de la Chasse ed de la Nature.
Clou della manifestazione è stato il Symposium aperto su “La Caccia durevole: strategie e strutture per l’avvenire”. Per l’Italia erano presenti il Capo Delegazione Giovanni Bana, il segretario di Federcaccia Bruno Vigna, Gianni Zaganelli per Libera Caccia; Marco Castellani per ANUUMigratoristi; il Carlo Peroni per ANPAM/CNCN.
L'incontro è stato uno scambio reciproco delle esperienze dei vari paesi, utile per reinventare la caccia del futuro. Il Presidente della Delegazione francese Victor Schrerrer ha presentato il modello oltralpe sottolineando come ogni Associazione Venatoria sia strutturata con eccellenza organizzativa per rispondere alle grandi sfide strategiche come il reclutamento di nuovi cacciatori e la tutela dell'immagine della caccia verso il pubblico, che deve essere sempre più informato su tutti gli aspetti di un movimento rappresentato da 7 milioni di cittadini europei.
“Le conclusioni del Symposium, tratte dal Presidente della FACE, Gilbert de Turckheim, - riporta l'ufficio stampa del CIC -hanno confermato come il mondo della CACCIA, nel suo insieme, rappresenti un vero momento di vitalità ambientale, privo di false rappresentazioni della realtà che non hanno alcuna rilevanza pratica per la tutela del territorio”.
Si è inoltre parlato di temi come tutela dell'agricoltura dai danni provocati dagli ungulati, di specie invasive come i cormorani, gabbiani e oche che in alcuni paesi europei arrecano ingenti danni e per cui è necessario intervenire urgentemente con programmi mirati e programmati nei singoli stati membri.
Così come si è parlato dello storno, altra urgenza soprattutto nel bacino del Mediterraneo per i danni alle coltivazioni. “Al di là di dover indennizzare inutilmente enormi danni in questo particolare momento congiunturale – scrive il resocondo del CIC”, sarebbe più opportuno coordinarne saggiamente il prelievo, senza nulla togliere alla necessaria regolamentazione di tempi e modi di caccia”.
Una particolare sessione è stata pure riservata ai principi della misurazione dei trofei, che non devono più essere considerati elementi di mera trofeistica, bensì dimostrare che l’animale abbattuto viveva in un ambiente sano, curato e tutelato da un modello organizzativo in cui la biodiversità rappresenta l’elemento di coordinamento in favore dell’ambiente.
(CIC Stampa)