Il Tar dell'Umbria ha deciso di annullare le elezioni svolte all'interno della Federcaccia regionale e ha sospeso i vertici fino a nuove consultazioni. E' stato così accolto il ricorso di Fidc Perugia, ovvero della lista di Gabriele Sorci, che non era stata ammessa alle elezioni. I ricorrenti hanno denunciato l'illegittimità della nomina dei delegati, dato che l'unica lista ammessa al voto, avrebbe omesso il deposito della necessaria documentazione.
A tal proposito riceviamo le riflessioni del past president dell'associazione, Franco Di Marco.
Federcaccia Umbra: le riflessioni di chi l'ha presieduta
Ho appreso dalla stampa, con tristezza sincera che neanche provo a celare, la notizia della sentenza del Tar che certifica, prima ancora della ragione o del torto alle due parti, la sconfitta generale dell'associazione venatoria che ho avuto l'onore e l'onere di rappresentare per oltre dodici, lunghi anni. Al di là della sentenza di merito, infatti, non ha vinto proprio nessuno, dato che nessuno è riuscito a trovare un accordo che evitasse il tribunale a due fazioni della stessa associazione venatoria che, lo ricordo, è senza fini di lucro e non prevede gettoni né prebende per i suoi rappresentanti, neanche le più alte cariche regionali, il che rende tanta zuffa ancor più vergognosa. E male, molto male fa chi oggi esulta per la vittoria legale, dato che il danno di immagine è stato massimo per Federcaccia Umbra, visto che ci sono volute nove pagine vergate da un giudice per dirimere, in maniera drastica, una controversia risolvibile tra le nostre mura con un minimo di buonsenso e rispetto reciproco. La perdita di credibilità di Federcaccia Umbra, in questo momento, è pari soltanto all'incapacità dimostrata dai protagonisti della vicenda. Riguardo questi ultimi, a prescindere dalla tifoseria cui appartengono, se un minimo di dignità albergasse ancora in loro dovrebbero farsi da parte in via definitiva, lasciando spazio a energie giovani, personaggi nuovi con idee, volontà e soprattutto vero attaccamento alla nostra Associazione. Riguardo l'incapacità dell'attuale governance di Federcaccia Umbra, la si può ammirare in ogni circostanza, a cominciare dall'eterogeneo panorama di posizioni espresse dai vari dirigenti sul calendario venatorio e sulle determine dirigenziali emanate dalla Regione. Una partita, quella del calendario della prossima stagione, vinta a mani basse dalle illogiche posizioni di alcune associazioni agricole e di alcune lobbies, e che di fatto segna l'abdicazione della gestione, della difesa di tutte le forme di caccia e dell'equilibrio in favore di un far west senza criterio e che si rivelerà, sicuramente, un bluff per il contenimento dei danni alle colture agricole. Ovviamente mi riferisco al cinghiale, il cui prelievo è stato deregolato e concesso sulla base del concetto di proprietà, ponendo - di fatto - veti di classe sociale anche su di un bene indisponibile dello Stato, come da articolo 1 della legge 157/92. Anche su questo ci sarebbe da riflettere e, temo, si rifletterà nelle sedi opportune. Mi chiedo, piuttosto: perché non si va ad intervenire in quegli immensi serbatoi di cinghiali che sono gli ambiti protetti e le numerose aziende faunistico-venatorie, sparse per la nostra regione, specialmente nell'Ambito Territoriale di Caccia Perugia 1? Forse fa comodo lasciare che gli istituti privati godano di regole tutte loro? Forse qualche dirigente venatorio ha la possibilità di divertirsi in queste aziende? Ad ogni modo, credo che a questo punto dovrebbe intervenire il presidente nazionale Massimo Buconi che, mettendo comunque da parte la passata sua parzialità, abbia la volontà di "cacciare finalmente" i ben noti personaggi che, da anni, sia a livello regionale sia provinciale, hanno saputo solo creare conflittualità e divisioni. In bocca al lupo a tutti.
Franco Di Marco
Già presidente di Federcaccia Umbra