“Assurdo che nell’emergenza coronavirus la Lombardia pensi al ricorso”. Lo scrive la Lav avendo appena avuto notifica di un atto depositato dalla Regione lo scorso 5 marzo, che impugna l’ordinanza del Tar con la quale era stato sospeso il Piano di controllo della volpe in provincia di Lodi.
Singolare che a fare la morale agli amministratori lombardi, che come tutti stanno portando avanti il lavoro dove e come possibile (ma ricordiamoci che il 5 marzo tutti ancora andavamo al lavoro anche in Lombardia) ci sia proprio chi, in quegli stessi giorni ha scritto un comunicato al veleno contro i medici e ricercatori che stavano ribadendo l'indispensabilità della sperimentazione animale per la ricerca di un vaccino contro il covid19.
“È raccapricciante dover constatare che in piena emergenza Coronavirus, in Lombardia, la regione più martoriata del nostro Paese, gli amministratori hanno buon tempo da spendere per pensare agli interessi dei cacciatori e alla tutela del loro passatempo” scrive la Lav. Niente di più lontano dalla realtà, visto che quel piano sul controllo delle volpi risponde ad esigenze di tutela ambientale (dato che le volpi sono una delle cause principali dell’impoverimento della biodiversità, soprattutto della piccola fauna) e non certo agli interessi della caccia. Non è forse più racapricciante che nei primi giorni di marzo la Lav fosse più preoccupata per la sorte dei topi da laboratorio che per i propri concittadini umani?
“In questo momento così drammatico, con le associazioni Enpa e LAC, siamo vicini ai cittadini lombardi che hanno ben altre preoccupazioni a cui pensare, certamente più gravi e serie che il desiderio dei cacciatori di poter sparare ai cuccioli di volpe nelle loro tane”, conclude la Lav. Buono a sapersi. Dunque finalmente la Lav potrà comunicare alla società civile se ritiene che l’inevitabile sacrificio di alcuni animali, necessario per mettere a punto un vaccino, sia o meno eticamente accettabile.