“In questi giorni abbiamo appreso che Regione Lombardia ha inoltrato alle Associazioni venatorie lombarde alcune interessanti proposte sull’utilizzo del prelievo venatorio in deroga di piccione e storno, che avevo sollecitato con la mia interrogazione all’Assessore Rolfi del gennaio scorso. Consideriamo anche che stiamo vivendo una situazione di proliferazione incontrollata e di interventi ridotti al minimo". Lo dichiara Barbara Mazzali, consigliere di Fratelli d’Italia in Regione Lombardia.
"Si tratta di un'apertura che, seppur tardiva, rappresenta un’opportunità che molte regioni hanno già sperimentato da anni. Purtroppo ho avuto modo di visionare le proposte inviate alle Associazioni e non posso che verificare che siamo lontani dall’obiettivo. Per il piccione si prevede, cosi come per lo storno negli anni scorsi, un sistema appesantito da richieste, autorizzazioni e con un numero dei capi, per entrambe le specie, estremamente limitato. In più viene coinvolto un numero veramente esiguo di cacciatori. Per il piccione si tratta di 40.000 capi totali con un carniere di 400 capi stagionali che coinvolge non più di 100 cacciatori e per lo storno sono previsti 8.000 capi sull'intero territorio regionale con un carniere stagionale di non più di 40 capi e 200 cacciatori".
Sollecito un cambio di passo! Innanzitutto per il sistema delle autorizzazioni. Abbiamo già molte emergenze e dobbiamo pensare alla semplificazione. La mia proposta è questa: ogni cacciatore interessato al prelievo, prima dell’inizio della caccia, invia una dichiarazione alla Regione Lombardia con cui intende avvalersi del prelievo del piccione e si impegna a comunicare periodicamente il numero di capi abbattuti e segnati sul tesserino. Regione Lombardia istituisce l’elenco di questi cacciatori che si intendono quindi autorizzati e periodicamente raccoglie il numero di capi abbattuti per determinare il raggiungimento dell’obiettivo di prelievo, che comunque non può che essere raddoppiato da 40.000 ad almeno 80.000, considerando che oramai anche ISPRA, nei suoi pareri espressi nei piani di controllo, sovente non pone limiti di carniere.
Altra criticità - continua Mazzali - è rappresentata dall’obbligo di esercitare i prelievi in prossimità delle sole colture agrarie, mentre sappiamo bene che una enorme criticità è rappresentata dalla presenza dei piccioni nei pressi degli allevamenti zootecnici e di stoccaggio e la lavorazione dei cereali, per questo propongo che il prelievo del piccione sia esercitato entro i 500 metri da questi impianti, pur nel rispetto di tutte le norme sulle distanze da case, strade e luoghi di lavoro.
Un ultimo aspetto riguarda poi la presenza di metodi di dissuasione nei luoghi ove si svolge il prelievo. Non essendo preventivamente definiti i mezzi di dissuasione, per tipologia, collocazione e numero si potrebbero avere interpretazioni restrittive o estensive da parte degli organi di controllo con i conseguenti rischi di contestazione per il cacciatore. La proposta è che venga eliminata tale prescrizione”.