E' scoppiata una vera e propria gazzarra dopo che Legambiente ha inviato alle regioni una lettera con la quale, causa Coronavirus, le invita a vietare la caccia al cinghiale in braccata, in quanto attività ludica, accampando la necessità di tutelare i cacciatori, molti dei quali in età avanzata, "con potenziali conseguenze gravi per la collettività". Un'attenzione caritatevole non richiesta e sicuramente fuori schema, che denota soprattutto supponenza da parte di un'associazione che si dovrebbe occupare di ben altro, "ambiente" appunto, e invece si erge sempre più a paladina di un concetto di animalismo gretto e becero, affiancandosi alle peggiori congreghe della categoria.
Fra i primi a risentirsi è stata la Federcaccia, supportata anche da un video del presidente Buconi, che si "dispiace particolarmente nel vedere che proprio una associazione con la quale da tempo ha cercato di costruire un dialogo basato sul reciproco rispetto pur nella diversità di posizioni – criticati per questo anche all’interno del nostro stesso mondo – utilizza una emergenza nazionale come quella che ancora stiamo dolorosamente affrontando per mandare alla società e alle Istituzioni i propri messaggi promozionali, sfruttando l’emotività del momento". "Eravamo convinti - prosegue la nota - che onestà e oggettività potessero essere terreno comune e occasione per far comprendere che la caccia non è nemica dell’ambiente e della natura".
A Federcaccia gli fa eco Paolo Sparvoli, presidente di Liberacaccia, che nello stigmatizzare l'inziativa di Legambiente se la prende con Federcaccia, e non solo, nel momento in cui si fa tornare in mente " il grande clamore mediatico e propagandistico con cui nel 2014, Nino Morabito di Legambiente, Gian Luca Dall'Olio di Federcaccia, Osvaldo veneziano di Arcicaccia e Marco Castellani di Anuu-Migratoristi resero pubblico un comune accordo programmatico spacciandolo spudoratamente per l'inzio di una nuova era di rapporti costruttivi fra ambientalisti e cacciatori".
"Ovviamente - prosegue Sparvoli - noi della LiberaCaccia denunciammo immediatamente con grande vigore l'assurdità di un simile accordo, tanto che decidemmo di uscire subito da Face Italia che aveva benedetto l'iniziativa suicida e venimmo subito accusati di essere i soliti disfattisti, estremisti e guerriglieri nostalgici del passato mentre la caccia doveva cambiare e avere necessariamente nuovi alleati e nuovi orizzonti". Ma precisa anche che "l'amico Buconi non sottoscrisse materialmente il protocollo d'intesa con Legambiente, perchè non era il presidente di Federcaccia, ma siccome aveva il ruolo non certo marginale di vicepresidente, oggi non può far finta di cadere dalle nuvole non ricordando quanto accadde sei anni fa". E conclude: "oggi abbiamo la riprova di quanto sia stata strumentale e assolutamente fallimentare la politica venatoria di Federcaccia, Arcicaccia e Anuu, che non vollero ascoltare le nostre critiche".
La risposta di Massimo Buconi, ovviamente, non si fa attendere e di nuovo, con un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, ribatte alle accuse e rivendica orgogliosamente le scelte fatte da Federcaccia (un'intelligente intesa), rimproverando a LiberaCaccia di reiterare ogni anno in occasione della campagna di tesseramento le stesse insinuazioni. "Noi non abbiamo paura del confronto con la parte più evoluta del mondo ambientalista - conclude Buconi - con le istituzioni e con la società. Vogliamo continuare su questa strada, fornendo idee, supporto tecnico e scientifico. Il modo migliore per difendere la caccia è valorizzarla".
Ultimo, ma non ultimo, probabilmente, si inserisce nella polemica il parlamentare europeo Sergio Berlato, presidente della Confavi, che definisce la lettera di Legambiente pervenuta alla Regione Veneto "un vergognoso, ingiustificato e strumentale attacco nei confronti dell’intero mondo venatorio".
"Non abbiamo nessuna remora - prosegue Berlato - a definire squallido il tentativo di impedire l’esercizio dell’attività venatoria utilizzando come scusa l’emergenza coronavirus, invece di ammettere che si tratta solamente di una richiesta frutto di una deleteria impostazione ideologica che porta certe associazioni animal-ambientaliste a voler impedire, limitare o addirittura abolire tutte quelle attività che non condividono.
Siamo certi che il buonsenso che ci auguriamo possa albergare negli amministratori della Regione del Veneto porterà a non prendere minimamente in considerazione certe provocatorie richieste aventi come unico scopo quello di danneggiare e limitare l’esercizio di un’attività lecita come la caccia, praticata ogni anno da decine di migliaia di onesti cittadini dalla fedina penale perfettamente pulita che, oltre a pagare tasse salate, con le quali si garantiscono servizi di pubblica utilità a beneficio di tutti i cittadini, garantiscono altresì una corretta gestione faunistica".
"Anche alla luce di quest’ultimo attacco al mondo venatorio - conclude il parlamentare europeo - possiamo rassicurare tutti i cacciatori italiani che i dirigenti della Confederazione delle Associazioni Venatorie Italiane–Confavi, a differenza dei dirigenti di altre Associazioni Venatorie nazionali, non sottoscriveranno mai alcun protocollo d’intesa con associazioni come Legambiente o similari che dimostrano nei fatti di voler arrecare danno al mondo venatorio e impedire pretestuosamente l’esercizio della nostra passione".