Dopo l'intervento polemico di Sparvoli, presidente ANLC, nei confroni di Federcaccia, quello di Berlato, presidente Confavi, e la replica di Buconi, presidente Federcaccia, conseguenti alla lettera di Legambiente alle Regioni perchè, causa Coronavirus, non sia autorizzata la braccata al cinghiale, ecco come previsto altri commenti di Arcicaccia e di Marco Castellani, presidente Anuu-Migratoristi.
Senza riferimenti espliciti, con una nota impersonale (Cercasi vergini...) Arcicaccia ricorda che altre associazioni venatorie si sono inventate associazioni ambientaliste fatte in casa, per ottenere il riconoscimento del Ministero, e che nel 2004 anche Liberacaccia aderì a un patto fra FACE-Italia e Birdlife, autorevolmente rappresentata in Italia da LIPU, che dette vita a una serie di contenziosi sui calendari venatori "che i cacciatori ancora oggi pagano".
E prosegue: "Il problema per le “cosiddette squadre” si pone dopo e prima della caccia, quando ci si ritrova per mangiare insieme e quando, sempre insieme si tornava per la suddivisione della carne al punto di ritrovo. Lì, per questi appuntamenti, varranno, giustamente, le regole di tutela e precauzione che saranno in vigore in autunno alla data di apertura di questa forma di caccia. Per l’oggi, intanto, attendiamo di tornare a mangiare fuori al ristorante, all’aria aperta, distanziati, in sicurezza, dotati di tutti gli strumenti sanitari. Non staremo vicini, ma insieme sì. Nell’interesse dell’Italia tutta, della tutela della salute di tutti i cittadini, ragioniamo con scienza e conoscenza: tra i vaccini più urgenti, necessità sicuramente sperimentarne uno che sconfigga i pregiudizi."
Interviene anche Marco Castellani, riferendosi a una "Memoria lunga ma a singhiozzo" , per ricordare che il patto con Legambiente "non riguardava e non ha mai riguardato nessuna questione legata all’attività venatoria; ma solo la programmazione di iniziative comuni volte alla conservazione degli ambienti naturali e della fauna per difendere il patrimonio faunistico dalle principali minacce ambientali, sociali ed economiche (consumo di suolo, perdita di specie e habitat, specie alloctone, crisi idrica, inquinamento, incendi, cambiamenti climatici, ecc.) e per prevenire i danni provocati dalla fauna selvatica all’ambiente e alle colture agricole; suscitando grande interesse, attenzione e condivisione al punto che si sono sviluppate cose importantissime per i cacciatori italiani: la filiera produttiva collegata alla caccia ne ha colto l’importanza e si è attivata per sostenere concretamente ancor più ampi rapporti con altre realtà sociali interessate; si sono avvicinate le Università (Milano, Napoli, Urbino, Pollenzo, ecc.); si è avvicinata Federparchi; si è avvicinata Coldiretti; si sono elaborati e condivisi progetti comuni di grande interesse per tutti, come la Banca dati ungulati, la Filiera carne di selvaggina e Modelli di gestione faunistica; si è data visibilità mediatica, grazie ad AGI, al ruolo positivo della caccia e dei cacciatori".
"Forse - si chiede il presidente dell'Anuu-Migratoristi - a Sparvoli e a Berlato questi obiettivi non interessano o pensano che non interessino ai cacciatori italiani? Forse ritengono davvero che sia scandaloso cercare di perseguirli d’intesa con chi non ha in tasca una tessera venatoria ma una tessera ambientalista? Forse pensano davvero che sia come cercare di mettere insieme il diavolo e l’acqua santa e temono un contagio peggiore di quello del COVID 19? Forse pensano davvero che la caccia si difenda mantenendo le barricate tra il nostro mondo e quello ambientalista e più in generale la società tutta?" "Io no - dichiara deciso: a me questi obiettivi interessano. Non trovo scandaloso ma intelligente ed utile cercare di coinvolgere e “sfruttare” gli ambientalisti, non temo contagi, ma spero che possiamo essere noi a contagiare loro, ritengo stupide le barricate e invece opportuno cercare di integrarci davvero e a pieno titolo con la società. Ma allora, mi chiedo, perché tornare a fomentare critiche e divisioni al nostro interno quando nel mirino dovremmo tutti avere lo stesso bersaglio, cioè chi ha sparato le solite cazzate anticaccia? Questa si che è una politica fallimentare che ripete gli errori del passato e che necessiterebbe delle scuse."
"L’unica risposta che vedo a questa domanda - conclude Castellani - anche se non mi piace per niente, è che si tratti solo di reiterate critiche strumentali volte, in realtà, solo a cercare di fare qualche tessera in più o a conquistare un po’ di consenso politico. Noi dell’ANUUMigratoristi no.
Noi vogliamo dare un futuro alla caccia. Non ci interessa andare a caccia di tessere, non abbiamo ambizioni politiche e nessun altro interesse generale o personale di qualsiasi natura. Lasciamo che i cacciatori ci giudichino per il nostro lavoro e non critichiamo il lavoro degli altri, se non in occasioni come questa che prevedano la necessità di una vera e propria legittima difesa. Intendiamo solo lavorare per portare la caccia a testa alta nella società, continuando a perseguire l’obiettivo di una vera unità del mondo venatorio, continuando a sperare che il prima possibile si possa davvero riunire tutti i cacciatori italiani sotto una unica e nuova bandiera, condizione assolutamente necessaria per rafforzare la nostra capacità di stabilire solide alleanze esterne (mondo agricolo, mondo della scienza, scuole e giovani, mondo della comunicazione, mondo ambientalista), di comunicare e integrarci con la società e di sviluppare sempre più la ricerca scientifica come base credibile ed autorevole delle nostre rivendicazioni in materia di specie cacciabili, periodi di prelievo e cacce tradizionali".